PHARAOH – After The Fire

Pubblicato il 08/04/2003 da
voto
6.5
  • Band: PHARAOH
  • Durata: 00:41:34
  • Disponibile dal: 08/04/2003
  • Etichetta:
  • Cruz Del Sur Music
  • Distributore: Audioglobe

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I Pharaoh sono una band statunitense dedita all’heavy metal più puro e senza compromessi. Le influenze principali sono riscontrabili sia nella scena europea (Iron Maiden e Saxon su tutti) sia nella scena americana (Riot e Agent Steel nei brani più tirati). La band è composta dal singer Tim Aymar noto per aver militato in band come Psycho Scream e Control Denied, Matt Johnsen che si occupa delle chitarre ritmiche e soliste, Chris Kerns al basso e Chris Black dietro le pelli. L’intro “Unum” ci prepara ad essere assaliti dalla rocciosa title track, midtempo potente e melodico, indubbiamente ben suonato e arrangiato che acquista ancora più potenza nella parte centrale, che grazie al suo ritornello di facile presa riesce a coinvolgere anche l’ascoltatore più distratto. Le seguenti “Flash Of The Dark” e “Forever Free” sono due song piuttosto prevedibili anche se hanno il pregio di essere composte ed eseguite in maniera più che dignitosa. Nota di merito va al singer che sembra essere stato catapultato qui direttamente dagli anni ’80 grazie alla sua prestazione ruvida e potente, evitando di adottare il classico falsetto da “castrato” molto di moda nei gruppi di neo melodic power. “Heart Of The Enemy” è la seconda canzone degna di nota del disco, molto melodica, in cui la band dimostra che per fare del buon heavy metal non bastano solamente chitarroni ultra distorti e drumming iper violenti, ma anche una buona dose di melodia. “Solar Flight” è un classico brano di heavy metal dal gusto molto retrò che fortunatamente non scimmiotta le band che negli anni ’80 hanno partorito delle pietre miliari nel genere. Il disco prosegue sulle stesse coordinate, e brani come “Now Is The Time” e “Never Not Again” sono canzoni sufficientemente valide anche se non hanno quel quid che permetterebbe ai Pharaoh di fare la differenza rispetto ad altre band che vivono nel più scialbo anonimato. La conclusiva “Slaves” è la canzone che preferisco dell’intero platter, grazie alle sue ritmiche serrate che sfiorano lo speed ricordando act ben più importanti come gli americani Riot e gli Scanner di “Hypertrace”. In conclusione il disco non è affatto brutto ma, purtroppo, mancano quei brani memorabili che permetterebbero alla band di spiccare il volo.

TRACKLIST

  1. Unum
  2. After The Fire
  3. Flash Of The Dark
  4. Forever Free
  5. Heart Of The Enemy
  6. Solar Flight
  7. Now Is The Time
  8. Never Not Again
  9. Slaves
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