PHLEBOTOMIZED – Pain, Resistance, Suffering

Pubblicato il 02/04/2021 da
voto
7.5
  • Band: PHLEBOTOMIZED
  • Durata: 00:24:22
  • Disponibile dal: 09/04/2021
  • Etichetta:
  • Petrichor

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Gli olandesi Phlebotomized, divenuto gruppo di culto della scena death-doom-gothic dei Nineties grazie al loro irraggiungibile capolavoro “Immense Intense Suspence” del 1994, si ripresentano sulle scene con una scelta discografica atipica ma non troppo: dopo la vera riapparizione, avvenuta nel 2018 con il discreto “Deformation Of Humanity”, ecco il settetto di Rozenburg proporsi di nuovo nel 2021 con un EP di breve durata, “Pain, Resistance, Suffering”. Se da una parte un lavoro di soli venticinque minuti può sembrare striminzito per una band che ha moltissimo da dire e da comunicare, dall’altra troviamo la decisione di Tom Palms e soci davvero azzeccata, soprattutto alla luce del contenuto di tale mini-opera.
Il problema del precedente album, che non ha permesso ai Nostri di ottenere il riscontro desiderato, con il senno di poi è da ravvedersi nella forte dispersione di idee e soluzioni in cui una formazione eclettica e trasversale come i Phlebotomized rischia di cadere una volta entrati in fase compositiva e di rifinitura creativa. Al contrario, in un breve tempo quale quello di un EP, l’addensarsi quasi frenetico di idee, trovate, approcci diversi, generi che si incrociano e si scontrano…ecco, tutto ciò pare rendere il disco molto fresco, immediato, piacevolissimo e per nulla pesante e noioso, dove per ‘noioso’ si intende un minestrone di sonorità senza una direzione più o meno univoca ad orientare il tutto. Uno stile come il doom-gothic metal venato da death, tanto progressive e tanta sperimentazione avanguardistica, stile che rese immortale il debutto dei Phlebotomized, andava benissimo nel bel mezzo degli anni Novanta, quando il fruitore medio di heavy metal era pienamente allenato e addestrato ad ascoltare attentamente e ripetutamente un disco, prima di bollarlo con il suo insindacabile giudizio. Ma ora? Ora quasi nessuno ha tempo di impegnarsi ad approfondire i passaggi di un lavoro complesso e multi-strutturato, come si presume sia un disco dei nostri oranje. Ed ecco perchè, una volta tanto, approviamo a pieni voti la scelta dell’EP.
Sette brani uno diverso dall’altro, alcuni accostabili fra loro, più che altro in termini di minutaggio, ma davvero sette perle di tacito e fulgido valore: il songwriting è di alto livello, gli arrangiamenti non sono folli e non richiamano il già citato debutto, ma sono ben più moderni e seguenti le orme lasciate dal passaggio di “Deformation Of Humanity”; semplicemente, i brani sono più belli, più coinvolgenti e dotati ognuno di vita propria, ben estrapolabili dal computo generale per fare una distinta figura da soli.
I Phlebotomized non si curano minimamente di come possa essere impostata al meglio una tracklist, per cui – pronti, via! – e subito ci troviamo di fronte a due tracce brevissime, l’intro strumentale-sinfonica “It Will Pass…” e la corroborante titletrack, due minuti estremi, violenti e assassini, ma allo stesso tempo orecchiabili, esaltanti e con duelli tastiere-chitarra da pandemonio: una partenza tostissima. Si passa quindi ad una coppia di pezzi di più lunga durata, “No Surrender”, una progressive-death metal song che ben rappresenta il gruppo e che in pochi saprebbero comporre in modo così diversamente perverso, e la più doom-oriented “Beheaded Identity”, canzone che ci riempie la mente di ricordi novantiani di quella scena che fu, a metà strada tra Orphanage e vecchi The Gathering, non eccezionale ma decisamente retrò. “You Have No IDea” inaugura la discesa verso la fine con un’altra rasoiata al fulmicotone, episodio folle, quasi-grind e fuori da qualsivoglia binario sicuro. E infine si giunge alle due tracce conclusive, due piccoli gioielli di assoluto valore baciati da una classe sopraffina e da un perfetto bilanciamento tra potenza estrema, feroce violenza e ampia orecchiabilità: non sappiamo davvero scegliere quale delle due sia più bella, ma forse la più melodica e catchy “Collusion Starts Here” ha la meglio sul singolo “GPS (Global Problems Served)”.
Sugli scudi, tra i musicisti, lo stolido Palms alla chitarra, l’ottimo Rob op’t Veld alle tastiere, Alex Schollema dietro le pelli ed il brutale vocalist Ben De Graaff, per un giudizio finale che non si rammarica per nulla sulla mancanza di altri brani, ma che trova perfetta la formula dell’EP per un compendio di canzoni così imprevedibili, goduriose e, in definitiva, libere, nel senso più puro della parola. Bel lavoro, Phlebotomized!

 

TRACKLIST

  1. It Will Pass...
  2. Pain, Resistance, Suffering
  3. No Surrender
  4. Beheaded Identity
  5. You Have No IDea
  6. Collusion Starts Here
  7. GPS (Global Problems Served)
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