8.0
- Band: PIG DESTROYER
- Durata: 00:36:31
- Disponibile dal: 24/07/2001
- Etichetta:
- Relapse Records
- Distributore: Self
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Superare in intensità e istinto il recente “Enemy Of The Music Business” dei Napalm Death era impresa assai dura, ma i Pig Destroyer ci riescono pienamente. Le prime opere del gruppo statunitense non avevano impressionato granchè, ma “Prowler In The Yard” è tutta un’altra storia. Con questo primo full-length per Relapse Records, il terzetto getta un ponte fra grindcore e thrash metal per un esito finale assolutamente deviato. Riff prettamente ottantiani vengono spesse volte sommersi da valanghe di blast-beat, deliranti uptempo si trasformano in trame da pogo e urla agghiaccianti si contorgono su testi di serial killer e maniaci psicopatici. La bravura dei Pig Destroyer sta tutta lì: essere sempre a un passo dal baratro del kitsch e della follia più totale, ma, nonostante questo, salvarsi mettendoci sempre tanto buon gusto. Se per esempio passiamo alla quarta traccia, “Trojan Whore”, e ascoltiamo quello che sulla carta sembra un mostruoso incontro/scontro fa Regurgitate e Dark Angel, è per l’appunto solo sulla carta che il risultato non torna: all’ascolto abbiamo di fronte una delle tracce grind più coinvolgenti che si siano ascoltate negli ultimi tempi. Ma il gruppo del chitarrista Scott Hull sa essere anche “minimale” e, togliendo tutti gli elementi mosh e core e abbracciando in toto un’essenzialità grind, in vari altri episodi aggiorna con sublime classe il sound ultra tirato e rovinoso che fece grandi i padri Napalm Death circa un ventennio fa. Insomma, l’album perfetto per i Pig Destroyer – che, firmando per una label importante, erano chiaramente giunti a un bivio nella loro carriera – e, al tempo stesso, l’album che la scena grindcore non era riuscita a scrivere da un po’ di tempo. Sicuramente il lavoro migliore ascoltato in questo campo nel 2001.