7.5
- Band: PINKISH BLACK
- Durata: 00:45:20
- Disponibile dal: 14/06/2019
- Etichetta:
- Relapse Records
- Distributore: Audioglobe
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“Concept Unification” è il quarto lavoro del duo texano, ancora una volta dedito alla ricerca del sound perfetto. Ancora una volta, ma forse mai più che oggi, Daron Beck e Jon Teague tendono a definire il colore del nuovo doom rock. E ancora una volta quel nero rosaceo diviene portavoce di un interessantissimo scorcio di nuova musica psichedelica e opprimente, lontana da schemi prestabiliti e nomi di genere.
Sono in molti quelli che hanno ancora una volta portato alla luce la vicinanza col suono grunge degli Anni Novanta, addirittura definendo -simpaticamente – i Pinkish Black come gli Alice In Chains con le tastiere o i Doors del doom. Se in ogni battuta c’è comunque un fondo di verità, si può anche vagliare il tutto e rendere conto di quanto il duo riprenda da un territorio sondato, rodato e già ampiamente risentito per poi trovarne nuova linfa. “Concept Unification” non brilla per brani epocali, no di certo. Eppure il suo percorso è fluido, diretto, perfettamente oliato nelle sue linee di synth retrò e di vocals in background, con pattern ritmici lenti ed opprimenti, capaci di mescolare bene il tutto, non dilatandosi eccessivamente ma riuscendo a dire tutto in meno di quaranta minuti. Un tempo che sembra scivolare via forse un po’ troppo velocemente.
“Dial Tone” potrebbe risultare una delle sintesi perfette del lavoro, riuscendo a portare avanti tutte le malinconiche devianze di “Bottom Of The Morning” e muoversi ancora una volta verso quella pesantezza di suono, dal fascino – ebbene sì, ancora una volta – indiscutibile, contaminandolo con intenzioni più varie (quasi chamber rock/art-rock, come in “Petit Mal”). Almeno per coloro che bazzicano i territori del doom, del post-metal e di tutto ciò che possa arricchire lo spettro dei Black Sabbath. Interessanti sono soprattutto le due bonus track, “Away Again” e “We Wait”, che in effetti sono perfettamente inserite nel discorso magno del disco, come – quasi – naturale conclusione, più che mero ampliamento.
Ancora una volta siamo di fronte ad un bel disco da parte del duo statunitense, capace di intrigare e di portare avanti un percorso di ricerca sonora di sicuro effetto, gusto ed impatto. Ma il capolavoro dei Pinkish Black deve ancora arrivare.