7.5
- Band: PLACE VENDOME
- Durata: 00:53:14
- Disponibile dal: 20/02/2009
- Etichetta:
- Frontiers
- Distributore: Frontiers
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Tutto ciò che gira attorno al nome di Michael Kiske riscuote sempre un certo interesse in ogni metallaro cresciuto a pane e “Keepers”, e pazienza se l’ormai calvo singer danese abbia più volte dichiarato una certa ostilità nei confronti delle sonorità degli esordi. Sarà il ricordo dei bei tempi andati, o la sua voce sempre in splendida forma, anzi più matura con gli anni, o forse la mentalità aperta dei suoi sostenitori… fatto sta che una folta schiera di affezionati pare abbia finalmente riposto le armi sulle accuse di tradimento, godendosi senza pregiudizi le prodezze di questo artista. “Streets Of Fire” è il secondo capitolo del progetto Place Vendôme, una band formata non senza un pizzico di pressioni dall’etichetta di turno, che oltre al cantante ex Helloween comprende gran parte dei Pink Cream 69 (Dennis Ward al basso e in consolle, Uwe Reitenauer alla chitarra e Kostas Zafiriou alla batteria), con l’aggiunta dell’esperto Günter Werno (Vanden Plas) alle tastiere. Rispetto all’omonimo debutto targato ormai 2005, il sound si fa più zuccheroso e AOR-oriented, mentre le chitarre vengono spesso sostenute da tastiere ben più corpose e in grado di valorizzare al meglio tutte le melodie. Nonostante si avverta lo stemperamento del sound, il songwriting di “Streets Of Fire” presenta qualità straordinarie, superiori al già ottimo debutto: il segreto di tale progresso è nascosto nella scelta di affidare la scrittura delle canzoni a quattro compositori differenti, scelti tra i migliori dell’attuale scena melodic hard rock, che rispondono ai nomi di Torsti Spoof (Leverage), Magnus Karlsson (Primal Fear, Allen/Lande, Last Tribe), Ronny Milianowicz (Saint Deamon) e Robert Sall (Work of Art). Questo piccolo trucchetto, nato per caso dagli eccessivi impegni di Dennis Ward, pare essere in realtà la chiave che ha sbaragliato la concorrenza, consentendo al disco una varietà e una qualità difficilmente raggiungibili con un solo songwriter all’opera. La titletrack in apertura e “Follow Me” rispolverano le sonorità grintose dell’esordio, “Dancer” e “Surrender Your Soul”, tra tastiere anni ’80 e aperture ariose, incarnano alla perfezione il verbo AOR; “Completely Breathless” e “I’d Die For You" sono ballate emozionanti, mentre il singolo “My Guardian Angel” rapisce nella sua semplicità. La grande interpretazione di Michael Kiske per una volta non è l’ago della bilancia, ma la classica ciliegina sulla torta a coronamento di ottime composizioni.