6.5
- Band: PLANETHARD
- Durata: 00:38:45
- Disponibile dal: 31/03/2023
- Etichetta:
- RNC Music
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I Planethard sono una band con un curriculum di tutto rispetto nella scena rock tricolore, se si pensa che sono attivi da una ventina d’anni circa e hanno calcato palchi prestigiosi come il Venice Rock Festival del 2005, il Gods Of Metal nelle edizioni 2007, 2012 e 2016, aprendo inoltre i concerti per act come Europe, Backyard Babyes, White Lion, Gotthard, House Of Lord e Deep Purple, giusto per citare alcuni esempi.
Partiti come cover band hard rock di gruppi come Bon Jovi, Guns N’ Roses, Skid Row e Motley Crue, hanno poi cominciato a dedicarsi alla stesura di brani propri, virando con il passare del tempo verso un sound più decisamente influenzato dagli Alter Bridge e, in generale, dall’alternative rock/metal. Negli ultimi anni li avevamo un po’ persi di vista ma, la band, forzatamente ferma per la propria attività live a causa della pandemia, si è dedicata alla realizzazione del proprio quarto full-length, intitolato “Equilibrium”.
Il disco, nonostante siano passati ben nove anni dal precedente “Now”, conferma le tendenze stilistiche cui abbiamo accennato, presentando, per la maggior parte della tracklist, dei brani caratterizzati da riff robusti, carichi di groove e da ritmi veloci. Certo, saremmo tentati di osservare che, dopo così tanti anni, i tempi sarebbero maturi perchè i Planethard possano essere considerati essi stessi un punto di riferimento piuttosto che trovarci costretti a dover enumerare le band con cui hanno suonato, ma sappiamo anche come possa essere difficile per un gruppo underground emergere e come il pubblico sia di memoria corta, per cui talvolta possono bastare anche pochi anni di silenzio per far sbiadire il ricordo di tanti traguardi raggiunti e di quante cose importanti siano state fatte.
In realtà, la domanda che ci siamo posti è se effettivamente questo possa essere un album tale da rilanciare la band in maniera forte e decisa: diciamo che tutte le canzoni sono molto valide ma, probabilmente, a nostro avviso, non abbastanza per poter emergere in maniera significativa in mezzo a tutta la congerie di dischi che vengono pubblicati al giorno d’oggi. Peraltro, se questo genere ha visto la sua epoca d’oro alcuni anni fa, ora ci sembra un po’ in fase calante e non possiamo dire che i Planethard ci mettano poi chissà quale impegno per proporre qualcosa che li riesca davvero a far distinguere o a mettere in evidenza sotto questo profilo.
Ad ogni modo, tracce come “Don’t Judge Me”, “Fading Away” o “A King” sicuramente mettono in luce le grandi qualità e la bravura della band, con dei brani decisi e carichi di grinta. Ad essere sinceri, i Planethard ci hanno maggiormente colpiti però con canzoni come “Still Alive” e “United We Stand” (quest’ultima realizzata per il progetto “Compatti si vince”, promosso dal CONI Lombardia per supportare le famiglie in difficoltà a causa della pandemia), magari meno dure e più melodiche, ma costruite su sonorità più classiche, come quelle che avevano caratterizzato gli inizi della loro carriera: in effetti, qui sembra emergere con maggiore forza la classe cristallina della band, la capacità di emozionare con un sound graffiante ma raffinato allo stesso tempo – tanto che ci ha fatto pensare in qualche modo ai Gotthard o ai Bon Jovi – esaltando il chitarrismo sopraffino di Marco D’Andrea e le doti interpretative di Alberto Zampolli, sorretti da una sezione ritmica precisa e dinamica, composta da Stefano Arrigoni (batteria) e Andrea Bovolenta (basso).
In fin dei conti, al di là degli eventuali risvolti che ci potranno essere o meno per la carriera del combo lombardo, con “Equilibrium” i Planethard hanno dimostrato ancora una volta di essere una band di carattere e che sa il fatto suo, per cui ci ha fatto piacere vederli ritornare in pista e apprezzare nuovamente le loro qualità.