8.0
- Band: PLANNING FOR BURIAL
- Durata: 00:43:53
- Disponibile dal: 10/03/2017
- Etichetta:
- Flenser Records
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Con il debut album “Leaving” e il successivo “Desideratum”, il progetto Planning For Burial era riuscito a diventare una sorta di cult band per gli estimatori delle sonorità più fragili e nostalgiche. Mescolando un background slow core e dream pop con tentazioni depressive black metal e una resa sonora algida non dissimile da quella dei Jesu di Justin Broadrick, la one man band statunitense aveva quasi immediatamente trovato una propria collocazione nell’underground, per poi mantenere vivo l’interesse su di se con l’uscita di alcune release minori fra EP e split. Il nuovo “Below The House” arriva a ben tre anni da “Desideratum” e ascoltandolo risulta subito evidente come la creatura di Thom Wasluck sia cresciuta e maturata in questo lasso di tempo. Se l’esordio e “Desideratum” vivevano di alcuni ottimi momenti, ma anche di uno sviluppo un po’ macchinoso – conseguenza di un assemblaggio delle varie influenze ancora un filo acerbo e lasciato al caso – il nuovo lavoro si presenta sotto forma di un flusso di suoni e parole più coerente, avviluppato attorno ad un tema centrale che lascia poco campo a discrepanze. L’influenza di Jesu è forse più marcata nella componente strumentale, ma ciò permette ai brani di legarsi meglio fra loro e di sviluppare un concept e un’atmosfera maggiormente avvolgenti. La breve e sinuosa “Warmth of You”, vicina anche agli esperimenti più “pop” dei tedeschi Autumnblaze (o dei classici The Cure, volendo andare ancora più indietro), sposta per un attimo l’equilibrio verso un incedere diretto e catchy che potrebbe magari spiazzare qualche ascoltatore più tradizionalista, ma il resto della tracklist si mantiene su quell’impronta più soffusa e colma di inquietudine ormai sinonimo di Planning For Burial. Fra punteggiature di tastiere e synth, lievi tocchi industrial, puntuali pennellate di melodie tenui e struggenti e poche ma mirate frasi e parole – atroce quel “We Don’t Talk Anymore” posto in “Past LIVes” – riesce a fornire un’accurata descrizione musicale della foto posta in copertina, confezionando una colonna sonora che sa di freddo, abbandono, solitudine ed enorme malinconia. Più intraprendente e sicuro con la voce, ma al tempo stesso sempre incline a lasciare che siano le porzioni strumentali a fare il grosso del lavoro, il musicista della Pennsylvania riesce ad arrivare con straordinario tatto ed eleganza al cuore dell’ascoltatore, evitando sapientemente sia quelle esasperazioni tipiche di certa frangia depressive black metal, sia tendenze troppo frivole e easy listening, sia quell’astrattismo gratuito che a volte viene partorito dal filone drone. Planning For Burial con “Below The House” raggiunge un equilibrio praticamente perfetto fra sentimento e sostanza, elevando e raffinando quanto di buono era stato offerto sul debut in un trionfo di pura, struggente emotività. Un brano come “Dull Knife Pt. II” è la dimostrazione definitiva del talento di questa anima tormentata. Una nota, una lacrima.