7.5
- Band: POLYPHIA
- Durata: 00:37:10
- Disponibile dal: 28/10/2022
- Etichetta:
- Rise Records
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Non è facile parlare, in un contesto come il presente, di un album come questo, perché i Polyphia, star di YouTube (e del mondo digitale in genere) dai numeri enormi, hanno raggiunto con “Remember That You Will Die” una maturità stilistica che li ha condotti distanti dagli esordi (nei quali si poteva respirare una qualche appartenenza a certo progressive sapientemente misto al più complesso mathcore) ma che al contempo li eleva a veri e propri mostri sacri del – si usa volutamente un’espressione vaga – rock strumentale.
Quarto album in studio, attesissimo dai fan di tutto il mondo, “Remember That You Will Die” si discosta dai precedenti lavori del virtuosissimo combo texano sin da un aspetto: è il lavoro meno strumentale prodotto finora. Sono infatti molti i brani dove vengono ospitati cantanti, dalle star del web Sophia Black e Killstation, passando per i rapper Snot e Lil West, fino ad arrivare a mostri sacri più vicini a queste pagine come Steve Vai e Chino Moreno. La formula di base resta la stessa di sempre, quella che rende i Polyphia così amati anche alle latitudini più ‘metallare’: uno sfoggio di tecnica clamoroso da parte di ogni singolo componente, che però si articola in brani piacevoli, mai troppo cervellotici, ma gustosissimi sia nell’inseguire i prodigi eseguiti sugli strumenti sia nel più semplice ascolto dello scorrere musicale. In questo album questi concetti vengono enfatizzati. Mai si era assistito, in questa band, a tali vette tecniche, che diventano vertiginosi nei due capolavori del disco, “Playing God” e “Ego Death”; al contempo mai si era verificato, come detto poco sopra, un tale allontanamento dalla base math/metalcore, e questo è dovuto una pantagruelica commistione di generi disparati: dal funk di “Genesis” e “The Audacity” al K-pop di “ABC”, dal mathrock di “Neurotica” al rap a tinte trap di “Fuck Around And Find Out” e “Chimera”, con un perenne vibe dal sapore lo-fi (da intendersi quel particolare generale musicale di elettronica soft e melodica, estremamente estetizzato, tanto da essere amatissimo da molta generazione Z). Reminiscenze dei ‘vecchi’ Polyphia si respirano in altri due brani splendidi: la (prog)rockeggiante “Reverie” e l’intensa “Bloodbath” (dove Moreno dei Deftones fornisce un contributo fondamentale).
“Remember That You Will Die” è dunque da considerarsi un album straordinario sotto molti punti di vista, che farà realmente innamorare moltissimi ascoltatori anche nell’ambito di chi tendenzialmente ascolta ‘altro’. Al contempo però si tratta di un disco difficile per chi, come chi scrive, è tendenzialmente distante dalle nuove movenze di gusto tra le ultimissime generazioni: per le persone di questo tipo si consiglia l’ascolto in modo quanto più aperto possibile, provando a cogliere la grande (geniale) varietà compositiva ed esecutiva di una band che, nel giro di poco, ha già assunto lo status di miti viventi per molti giovani musicisti.