6.0
- Band: POP EVIL
- Durata: 00:36:20
- Disponibile dal: 17/03/2023
- Etichetta:
- MNRK Heavy
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E’ uscito l’ultimo album dei Pop Evil, e sembra scritto con Chat GPT (software d’intelligenza artificiale aperto al pubblico). Non c’è probabilmente offesa peggiore per un artista che vedere la sua arte paragonata ad un mero calcolo matematico, ma davvero questa è l’impressione di fronte a canzoni che sembrano assemblate in ottemperanza al famigerato algoritmo di Boris (“Chitarre compresse? Check. Marcetta alla Imagine Dragons? Check. Testo motivazionale? Check”) pescando quanto va di moda in un’epoca in cui la musica liquida la fa da padrone.
Intendiamoci, la ricerca alchimistica del sound giusto per le classifiche esiste da sempre, ma se già il passaggio dagli anni Ottanta agli anni Zero è stato abbastanza traumatico – citiamo “Hysteria” dei Def Lepperd e “All The Right Reasons” dei Nickelback come fucine di singoli delle rispettive epoche – c’era almeno un senso di ‘artigianalità’ qui sostituito da un sound sempre più impersonale e plasmato dal produttore di turno (nel caso specifico Drew Fulk, che ormai ha sostituito Kevin Churko come guru dell’alternative metal più mainstream).
Detto questo, va riconosciuto che i pezzi in scaletta svolgono egregiamente la loro funzione da Radio Rock, a partire dalla la tripletta iniziale (“Paranoid (Crash & Burn)”, “Circles” e “Eye of The Storm”) con il suo perfetto mix di chitarroni, effetti elettronici e ritornelli aperti a metà tra l’alternative elettronico dei Bring Me The Horizon e l’industrial for dummies dei Motionless In White. Come anticipato non poteva mancare il pezzo in stile “Born From Greatness” dei Papa Roach (“Sound of Glory”) così come le semi-ballad motivazionali (la title-track e “Worth It”); sul finale l’aiuto da casa mescola un po’ le carte in tavola, alzando il tasso di cattiveria con l’electro-core di “Dead Reckoning” (insieme ai Fit For A King) e strappandoci un sorriso con i cori in stile Black Veil Brides della conclusiva “Raging Bull”. Forse siamo noi ad essere ‘troppo vecchi per queste stronzate’, come direbbe il Roger Murtaugh di “Arma Letale”, ma per quanto non siano mai stati dei mostri di originalità ai tempi di “100 in a 55” ci sembravano più genuini di oggi, talmente levigati da sembrare quasi trasparenti.