PORCUPINE TREE – Deadwing

Pubblicato il 10/04/2005 da
voto
9.0
  • Band: PORCUPINE TREE
  • Durata: 00:59:43
  • Disponibile dal: 22/03/2005
  • Etichetta:
  • Lava Records
  • Distributore: Atlantic Records

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Ed eccolo, infine, il gioiello. Dopo la decisavirata stilistica di “Stupid Dream” – che segnò nel ’99 il passaggiodalla psichedelia dei primi cinque lavori ad una profonda esplorazionedei territori della forma canzone – e dopo i clamori del riuscitissimo”In Absentia”, Wilson, Barbieri, Edwin e Harrison (con lacollaborazione e la benedizione di Sua Maestà Elliot Scheiner) tengonoa ribadirlo: nessun compromesso. Siate pronti – sempre – a sentirlicambiare direzione, di uscita in uscita, e non vi deluderanno. Mai,probabilmente. Con “Deadwing”, oggi, i Porcupine Tree raggiungono ungrado di appeal musicale dal potenziale altissimo, oltre che ad unacomplessità espressiva che infine approda a lidi mai prima d’ora cosìrocciosi. Basato su un concept tratto da un racconto-sceneggiatura cheWilson spera di far diventare, in un futuro imprecisato, un vero eproprio film, “Deadwing” si presenta come un album da ascoltare,leggere, guardare e scavare fino in fondo, ogni volta tutto d’un fiato.Crediamo infatti che, una volta iniziato l’ascolto, in pochiriusciranno ad interromperlo prima della fine: in apertura, “Deadwing”vomita fuori in dieci minuti, senza un chorus definito, tuttal’ambizione, la non-convenzionalità e gli intenti del disco, ovverostupire e raccontare, farvi scorrere la storia di David davanti agliocchi in un’ora di musica che conserva tutti i tratti distintivi dicasa Porcupine Tree, ma che pure non è mai stata tanto in-your-face.Ciò che è stato iniziato con “In Absentia” vede qui il suo compimento:l’intrecciarsi di armonie nei cori (tra i quali si nasconde anche lavoce di Mikael Akerfeldt) tanto cari alla band si alternano o sifondono con l’esplosione di grassi riff come quello della dirompente”Shallow”, singolo in uscita, in cui lo stesso Wilson dice di essersirichiamato alle “vibrazioni” dei Led Zeppelin portandosi però dietroanche i frutti della lunga collaborazione con gli amici Opeth,partorendo così il proprio modo di intendere la canzone rock. Subitodopo arriva il momento più delicato e lineare, in stileRadiohead/Coldplay, quella “Lazarus” che rappresenta la parte più caldae nostalgica dei Porcupine Tree del 2005, là dove poco più avanti”Halo” tornerà a riprendere le ostilità con un groove basso-batteriacontagioso e serpeggiante, vocals distorte e ripetitive e la chitarradi Adrian Belew (King Crimson, David Bowie) che accompagnano la vocenarrante in un viaggio attraverso una mistica follia di saporeindustrial à la Nine Inch Nails. “Arriving Somewhere – But NotHere” è il momento centrale e cruciale dell’album, che lentamente sisviluppa a partire da un’atmosfera velata di tastiere fino ad ‘aprirsi’in tredici minuti che toccano tutte le possibilità espressivesperimentate dalla band durante la sua carriera, dal progressive rockal metal e al pop, senz’altro l’episodio più ambizioso in termini dicomplessità strutturale e orizzontale, che si conclude svanendonell’aria lasciando posto alla gocciolante, dilatata “MellotronScratch” e alle sue fluttuanti armonie vocali tripartite, che sisovrappongono le une alle altre fino allo ‘shut down’ finale che chiudeil brano con vero e proprio scatto d’interruttore. Da qui il respiro sitrattiene fino all’inizio di “Open Car”, breve pezzo dai riff callosi emassicci dall’andatura sincopata in cui il viaggio di David prosegue in direzione di”The Start Of Something Beautiful”, il brano in più classico stilePorcupine Tree, che mostra ancora una volta la solita particolarepredilezione per i tempi articolati e il groove, e che si accoppianella fase conclusiva con la magnifica “Glass Arm Shattering”, finaledeflagrazione di melodia – quella onirica ed epica melodia di pinkfloydianamemoria che tanta parte hanelle radici della personalità stessa della band. L’avevamo detto, delresto: “Deadwing” èun gioiello, dalla storia inquietante e affascinante come un sogno che precede l’alba. E senza la piùpiccola sbavatura. Fulgido, tagliente, bellissimo. Da cui lasciarsiferire e conquistare. Di più non sapremmo dire, se non: un capolavoro.

“And I’m looking at a blank page now… / Should I fill it up with words somehow?”.

TRACKLIST

  1. Deadwing
  2. Shallow
  3. Lazarus
  4. Halo
  5. Arriving Somewhere - But Not Here
  6. Mellotron Scratch
  7. Open Car
  8. The Start of Something Beautiful
  9. Glass Arm Shattering
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