7.5
- Band: PORT NOIR
- Durata: 48:33
- Disponibile dal: 25/03/2016
- Etichetta:
- Century Media Records
- Razzia Records
- Distributore: Universal
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Continua il mash-up di prog, krautrock e alternative proposto dagli svedesi Port Noir, giunti con questo nuovo “Any Way The Wind Carries” al secondo full length, dopo “Puls” (2012) e l’interessante EP “Neon” (2015). I suoni di questo nuovo lavoro si fanno ancora più fitti e taglienti, sempre mantenendo (anzi, probabilmente, acuendo) questa pomposità così caratteristica del sound del trio di Södertälje, in cui la voce di Love Andersson fa ancora breccia nei cuori degli ascoltatori. Come suggerisce la band stessa, durante l’intervista-promozione che anticipa l’uscita del nuovo album, la direzione che viene intrapresa è quella dell’immediatezza: gli arrangiamenti e le dinamiche dei brani sono volte ad un ascolto e ad una comunicazione più diretta, che ‘arriva direttamente al punto prima di annoiarsi dopo 2 minuti di intro’. Effettivamente, si è andati molto vicini all’obiettivo proposto e tutte le dodici tracce che compongono l’album sono funzionali a questo proposito. Numerose sono infatti le tracce che rimangono impresse fin dal primo ascolto: la title track appare come un must assoluto di presentazione del progetto Port Noir del 2016, suadente, melodica, massiccia, con una struttura e un effetto di sicuro impatto emotivo. Stesso discorso per l’ottima “Vous Et Nous” o la fluttuante “Diamond”, arricchita ancora una volta dalle personalissime (e non, come dicono in molti, ‘solamente fotocopie di Maynard James Keenan’) doti del frontman. Il riffing più oscuro e sostenuto di “Black From The Ink” suggerisce le radici più metal della band, sempre integrandosi a quella attitudine magniloquente e sinfonica che sembra ricordare alcuni degli episodi più diretti di certi ultimi Anathema (che rimangono probabilmente uno dei punti di contatto più evidenti all’ascolto). Il prog rock, soprattutto quella stringa di genere definita neo-progressive, quella più slegata dagli aspetti più tecnicistici e divaganti, è una delle altre connotazioni di un sound caratteristico, che, con certa gioia nostalgica di molti, recupera le tonalità del bellissimo “North” degli Everon (sentire l’ultima “The Oak Crown”), band anni Novanta di Krefeld dedita ad una prosecuzione del sound progressive, anche se probabilmente ignota ai giovani svedesi. Con “Onyx” si recupera il gothic alternativo e modaiolo – ma sempre in una maniera del tutto intrigante – di certi White Lies, con un pattern ritmico Muse-style, per un singolone che suggella queste abilità radio-friendly su cui si orienta questo intero “Any Way The Wind Carries”. L’artwork presentato è ad opera stessa della band e l’album è stato registrato in un piccolo villaggio nella Spagna del Sud, Mijas, invece che nei nordici landscapes di casa. Un’intenzione forte e ben concepita quella legata ai propositi di questo nuovo lavoro dei Port Noir: un lavoro che riesce a farsi ascoltare e riascoltare, senza risultare mai eccessivamente scontato e per nulla dispersivo, né per impatto né per cali di ispirazione.