7.5
- Band: PORTRAIT
- Durata: 00:52:33
- Disponibile dal: 03/09/2021
- Etichetta:
- Metal Blade Records
- Distributore: Audioglobe
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Avevamo lasciato gli svedesi Portrait nel 2017 all’indomani della pubblicazione di “Burn The World”, album solido e convincente che vedeva la band affrancarsi maggiormente dalla sudditanza nei confronti dei Mercyful Fate, in favore di uno stile che, certo, doveva ancora tanto al Re Diamante, ma che mostrava anche un chiaro percorso di maturazione. Fa piacere, dunque, vedere come questa maturazione sia continuata nel corso dei successivi tre anni, arrivando a culminare in “At One With None”, un album che conferma quanto di buono avevamo apprezzato nel suo predecessore, affinandolo e rendendolo ancora più apprezzabile ed efficace. I Portrait continuano a venerare il lavoro dei Mercyful Fate (e basterebbe ascoltare “A Murder Of Crows” per rendersene conto), ma con il passare del tempo hanno incorporato nel proprio sound anche la lezione di tanti altri artisti fondamentali per il metallo di scuola classica: Iced Earth, Sanctuary, l’epic metal più oscuro, barlumi di Iron Maiden, fino ad arrivare a sfiorare certe frange estreme rappresentate perfettamente dai Dissection. I Portrait, infatti, da fedeli apostoli del Re Diamante, prediligono le sonorità più sulfuree della tradizione, alternando sfuriate taglienti a momenti più sinistri, in cui le colate di metallo lasciano il posto ad atmosfere più quiete ma non meno minacciose. La durata delle canzoni resta piuttosto elevata, ma è proprio in questa dimensione che i Portrait riescono ad esprimersi al meglio, come nel caso della titletrack e, soprattutto, di “Ashen”, possente composizione dall’incedere battagliero, inesorabile ed epico. Molto buona la performance di tutti i musicisti coinvolti, ma un plauso particolare lo tributiamo al cantante Per Lengstedt, capace di adattarsi alle varie atmosfere dell’album e riuscendo a destreggiarsi sia nelle melodie spettrali a là Kind Diamond, sia nei passaggi più graffianti e spietati. “At One With None” conferma l’interesse già suscitato con “Burn The World” e ci consegna una band decisa a contendersi un posto di rilievo all’interno della scena. Chi ha già consumato i grandi classici degli anni Ottanta ed è alla continua ricerca di quelle sonorità per ravvivarne la fiamma, potrà trovare nei Portrait nuovo e incandescente combustibile.