
7.0
- Band: PORTRAIT
- Durata: 00:46:38
- Disponibile dal: 25/08/2017
- Etichetta:
- Metal Blade Records
- Distributore: Audioglobe
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Fieri esponenti da più di un decennio dell’heavy metal nella sua forma più pura e tradizionale, gli svedesi Portrait tornano a farsi vivi, a tre anni di distanza da “Crossroads”, con il loro quarto album, intitolato “Burn The World”. Il quintetto ci aveva già convinto con il precedente lavoro, regalandoci un solido esempio di heavy classico con le radici saldamente fissate alla corte del Re Diamante e dei suoi Mercyful Fate, e anche questa volta la formazione scandinava colpisce nel segno, confermando quanto di buono ascoltato in passato ed articolandolo ulteriormente con l’esperienza maturata negli ultimi tre anni. Il gruppo è tornato ad essere un quintetto, grazie all’innesto di Fredrik Petersson al basso e Robin Holmberg alla seconda chitarra, e porta avanti la sua proposta musicale con le coordinate ascoltate in “Crossroads”. Le canzoni di “Burn The World” declinano la tradizione dell’heavy metal nelle sue atmosfere più sulfuree e maligne: la sezione ritmica aggredisce l’ascoltatore senza sosta, un assalto potente e inarrestabile che lascia un attimo di respiro solo in un interludio acustico, “Further She Rode”. Le chitarre macinano riff su riff e la trama musicale diventa ancora più fitta ed articolata rispetto al passato, evitando la scorciatoia della melodia facile ed optando per una costruzione che favorisce una durata delle canzoni medio/alta (vedi l’ottima “Martyrs” o la conclusiva “Pure Of Heart”). Anche il cantato di Per Lengstedt non lascia scampo, spingendo le corde vocali del frontman su tonalità acute a metà strada tra Rob Halford (o il Warrel Dane del periodo Sanctuary) e il falsetto di King Diamond. Segnaliamo anche l’intervento dei due ospiti, ovvero Set Teitan dei Dissection che regala al gruppo alcuni assoli, e Kevin Bower degli Hell, che si è occupato dei discreti ma azzeccatissimi interventi alle tastiere, come nella pregevole “Likfassna”. Un’altra prova positiva per i Portrait, dunque, che si confermano una realtà degna di nota dell’heavy metal senza compromessi: c’è ancora spazio per affinare ulteriormente la proposta, soprattutto lavorando su una personalità più riconoscibile e spiccata, ma indubbiamente si tratta di un’uscita consigliata a tutti gli amanti del genere.