
8.0
- Band: POWER TRIP
- Durata: 00:32:48
- Disponibile dal: 24/02/2017
- Etichetta:
- Southern Lord
- Distributore: Goodfellas
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Ci è voluto più del previsto per assaporare un nuovo album dei Power Trip. Si temeva che i thrasher texani fossero destinati a fare la figura della meteora, autrice di un ottimo debut album e poi defilatasi per chissà quale conflitto interno o blocco creativo. Per nostra fortuna non è però andata così e, a circa quattro anni dall’uscita di “Manifest Decimation”, ecco che il quintetto ci regala finalmente un secondo full-length, non tradendo affatto le aspettative che nel frattempo si erano create attorno al suo operato. Se il valore del primo album risiedeva soprattutto in una euforia e un tiro assolutamente contagiosi, veicolati da un songwriting concretissimo che poteva contare su una sequela impressionante di riff vincenti, con “Nightmare Logic” ci troviamo a fare un discorso identico. Onestamente, dai Power Trip non ci si attendeva una crescita o un cambio di rotta che li avvicinasse ad altri ambienti sonori; piuttosto, si sperava che la band riuscisse a mantenere intatta la propria ispirazione e che i nuovi brani facessero leva sugli spunti migliori messi in mostra quattro anni fa. E così è stato. Senza timori di smentite, “Nightmare Logic” non delude affatto le aspettative: pur restando confinato in un alveo di continuità con l’album precedente, il platter ne condivide prestanza, fervore e orecchiabilità, incamminandosi in un sentiero noto ma che non conduce assolutamente al manierismo. Basta mezzo ascolto per capire che i Power Trip abbiano ancora fame, siano più ispirati che mai e abbiano ancora a cuore la loro missione di risultare meravigliosamente anacronistici, proprio nella misura in cui sono in grado di escogitare riff sempre azzeccatissimi su ritmiche a dir poco lineari. Sempre nel grande ambito thrash, una band come i Kreator ha da poco dato alle stampe un lavoro colmo di finezze e soluzioni diverse: i Power Trip ad oggi rappresentano – assieme a Toxic Holocaust e Iron Reagan – uno dei più fulgidi esempi di antitesi a tale (comunque apprezzabilissima) tendenza. Anche se nella proposta non vi è nulla di nuovo, quello che impressiona è il tiro dei brani, tutti di grandissimo livello, e i riff micidiali sputati fuori dalle chitarre di Blake “Rossover” Ibanez e di Nick Stewart, sempre perfetti nell’incastrarsi in una meccanica ritmica quadrata e funzionale, che incita continuamente al mosh più genuino. I ragazzi non giocano di intrecci e di arditi cambi di registro: a ben vedere, il drummer Chris Ulsh nemmeno usa la doppia cassa! Ma di questo e di altre soluzioni più “costruite” qui non se ne sente la mancanza: traccia dopo traccia, l’intensità continua a salire vertiginosamente e alla fine non si può fare a meno di rimanere di stucco davanti all’efficacia di tale semplicità. L’attitudine crossover, del resto, è inequivocabile: qui si glorificano l’essenza del riff e della spontaneità e il risultato finale è una prova esaltante sotto ogni punto di vista.