6.5
- Band: POWERWOLF
- Durata: 00:46:34
- Disponibile dal: 27/04/2009
- Etichetta:
- Metal Blade Records
- Distributore: Audioglobe
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Arrivati al terzo album, finalmente i tedeschi Powerwolf hanno fatto chiaramente capire dove vogliono andare a parare con la loro musica: “Bible Of The Beast” infatti è un concentrato di sonorità power che a volte si mischia con lo speed, altre volte con la NWOBHM e altre ancora con l’hard rock. Sopra tutto però viene stesa una pesantissima patina sinfonico-orchestrale che fa sì che il resto passi in secondo piano. I ragazzi avevano già giocato questa carta con il precedente “Lupus Dei”, ma, mentre in passato certe sonorità venivano utilizzate con parsimonia, qui fanno la parte del leone. Le critiche che si possono muovere all’album quindi sono le solite: l’epicità che vorrebbe trasparire dalle tracce è finta, patinata, le melodie sono banali, la voce è troppo ostentata e, ultimo ma non ultimo, si cerca sempre di mettere troppa carne al fuoco tutta in una volta, finendo per sembrare tamarri e pacchiani. Però, rispetto ad altre band di symphonic power, la musica dei Powerwolf a tratti diverte e convince, nonostante quanto appena detto. Ad esempio “Midnight Messiah” e “St. Satan’s Day” colpiscono per il loro connubio di Iron Maiden e Blind Guardian, mentre “Panic In The Pentagram”, pur muovendosi sulle stesse coordinate, è addirittura vergognosa nel plagiare il riff di “Fear Of The Dark” e le linee vocali di “Mirror Mirror”! Esagerata “Raise Your Fist, Evangelist”, talmente pomposa da risultare godibile, mentre molto buona è “Resurrection By Erection”, in virtù di un incedere hard rock che snellisce molto la struttura del brano. “Seven Deadly Saints”, “We Take The Church By Storm” e “Wolves Against The World” piaceranno ai più giovani, grazie ad un power speed sporcato dell’epicità plasticosa di cui sopra, mentre “Catholic In The Morning…Satanist At Night” e “Werewolves Of Armenia” citano a piene mani i Rage, ovviamente soffocati dalla coltre sinfonica che pervade tutto l’album. Nulla di originale, come si vede: d’altra parte, soprattutto in un genere iperinflazionato ed autoreferenziale come il power, non è l’innovazione che conta, ma la bontà del songwriting. In questo caso possiamo dire che se solo i Powerwolf si fossero limitati nell’utilizzo di tastiere e cori, il risultato finale sarebbe stato ben più convincente. Comunque se siete amanti di queste sonorità e adorate band quali Rhapsody Of Fire et similia, un ascolto a questo “Bible Of The Beast” potrebbe essere un buon modo per ingannare il tempo in attesa che Turilli & co. sbrighino le loro beghe contrattuali e tornino a farsi sentire.