7.0
- Band: POWERWOLF
- Durata: 00:45:49
- Disponibile dal: 17/07/2015
- Etichetta:
- Napalm Records
- Distributore: Audioglobe
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Quanto vi piacciono i dischi fotocopia? Sì, certo, messa così come introduzione è un po’ pesante, ma non possiamo stavolta fargliela passare del tutto liscia ai cinque ‘lupi’ tedeschi, e questa piccola stoccatina se la sono quantomeno meritata. Già con “Blood Of The Saints” notavamo una certa tendenza a ripercorrere il sentiero dell’album precedente “Bible Of The Beast”, ma avevamo soprasseduto. Già con “Preachers Of The Night” abbiamo fatto notare un sempre maggiore immobilismo artistico in fase di recensione, ma con questo “Blessed & Possessed” ci sembra doveroso non farsi scappare l’opportunità di aprire con questa critica. Perché, a conti fatti, anche questo disco è una copia perfetta dei precedenti, che a loro volta erano copie forse meno perfette dei dischi dei Sabaton, con, come unica differenza, liriche dedicate ad argomenti religiosi e non alla seconda guerra mondiale. Però, altrimenti non giustificheremmo il voto in calce uguale a quello dato a “Preachers Of The Night”, dobbiamo anche ammettere che, seppur fotocopie, anche queste nuove undici canzoni spaccano di brutto. A partire da “Blessed & Possessed”, che ha lo stesso piglio (e forse anche dalle stesse melodie) di “Amen & Attack”, per concludere con la più lunga (sette minuti e venti, un record!) “Let There Be Night”, questo nuovo album dei Powerwolf non conosce punti deboli o cedimenti, e di sicuro piacerà da impazzire a coloro che hanno apprezzato i dischi precedenti. Gli elementi del Powerwolf sound ci sono tutti: abbiamo le strofe catchy e i ritornelli di facile presa di “Armata Strigoi”, abbiamo la pesantezza prettamente teutonica di brani fragorosamente ‘doppia-cassistici’ come “Sanctus Dominus” e abbiamo anche le sfumature più classiche di “We Are The Wild”. Il tiro delle chitarre è rimasto inalterato su riff che definire ortodossi è dire poco, e il sound del synth che imita l’organo da chiesa è sempre lì, a condire di un’aura vagamente sacrale il mood di ogni canzone. “Dead Until Dark” può essere un vero e proprio vessillo per la band, come lo è magari una “Night Witches” per i Sabaton, però è anche vero che pure “Christ & Combat” aspira facilmente allo stesso ruolo. Come comportarsi allora? Il sette in calce è d’obbligo, perché la coerenza con i voti di “Preachers Of The Night” e “Blood Of The Saints” va a nostro avviso mantenuta; però è anche importante rendersi conto di come il seguire sempre le proprie orme non potrà mai dare alla band un ruolo trainante o innovativo per la propria scena di riferimento. Capaci come non mai di creare dischi più che validi, ma sempre più intrappolati nelle maglie di una musica e di una scena in cui loro stessi si sono infilati, i Powerwolf sembrano sempre di più una declinazione dei Manowar per il power metal. Una band cioè con un certo seguito e oramai sicura della propria immagine e dei propri abiti di scena, ma che difficilmente mostrerà ora o nel futuro qualsivoglia velleità di provare nuove direzioni musicali. Questi sono i dati di fatto, adesso sta a ciascuno di noi la decisione se prendere o lasciare.