6.5
- Band: POWERWOLF
- Durata: 00:43:25
- Disponibile dal: 07/05/2007
- Etichetta:
- Metal Blade Records
- Distributore: Audioglobe
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A distanza di un anno dall’esordio “Return In Bloodred” ritornano i vampiri Powerwolf con questo nuovo “Lupus Dei”, che, a livello tematico, ripercorre le orme del suo predecessore. La Metal Blade, pur avendo finora promosso a dovere l’album, non sembra aver messo in atto la campagna martellante attuata con “Return In Bloodred”, dove poteva contare sull’effetto sorpresa del primo album. Questo lavoro è forse più maturo del debut e vengono meglio messe a fuoco le peculiarità della band. Pur continuando a suonare un classico heavy metal di matrice teutonica, infatti, i ragazzi hanno aumentato la percentuale di hard rock nelle singole tracce che, così facendo, diventano estremamente più leggere e cantabili. Il punto di forza dei Powerwolf rimane il singer transilvano Attila Dorn, cantante operistico prestato al mondo del metal nel quale sembra trovarsi a proprio agio. Attila infatti fornisce una performance piuttosto efficace, in virtù di un timbro vocale subito riconoscibile e di linee vocali piuttosto azzeccate. Dicevamo che le tracce risultano estremamente melodiche, nonostante la matrice heavy rimanga sempre ben presente: i vari richiami che si ascoltano in “Lupus Dei” infatti vanno dai Running Wild a King Diamond, passando per tipiche melodie maideniane e puntate nell’hard rock ottantiano, senza dimenticare alcuni passaggi debitori degli Helloween e una matrice epico-sinfonica che pervade tutto il lavoro. Come si vede c’è molta carne al fuoco da analizzare. La qualità media delle canzoni non è esaltante, ma tutte le composizioni hanno il pregio di rimanere in testa dopo un paio di ascolti, a cominciare dalla veloce “Vampires Don’t Die”, con i suoi controcori eccessivamente ruffiani, per passare a “We Take It From The Living”, mid-tempo roccioso e sinfonico al tempo stesso, e per finire con la catchy “Saturday Satan”. La componente più cupa del sound, piuttosto marginale a dire il vero, è presente nella bella “When The Moon Shines Red”, canzone lenta ed accompagnata da un organo suonato da Falk Maria Schlegel, sottotono rispetto all’esordio. I Powerwolf hanno l’indubbio pregio di non risultare mai stucchevoli nonostante l’ingente utilizzo di melodie, ma, nonostante lo sforzo compiuto, non sembrano ancora pronti al grande balzo in avanti che molti attendevano. “Lupus Dei” è quindi un lavoro godibilissimo ma non ha la necessaria robustezza per diventare un grande album. Però la band sta crescendo e sta prendendo coscienza dei propri mezzi: crediamo proprio che da qui in avanti, a meno di imprevisti scivoloni, la carriera dei tedeschi possa essere costellata da belle soddisfazioni.