7.0
- Band: POWERWOLF
- Durata: 00:45:47
- Disponibile dal: 19/07/2013
- Etichetta:
- Napalm Records
- Distributore: Audioglobe
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Siamo abbastanza convinti che prima di parlare di un disco dei Powerwolf occorre specificare se la band ci piaccia o no. Più di molte altre formazioni, infatti, la power corazzata tedesca capitanata dal truccatissimo Attila Dorn raccoglie giudizi entusiastici o schifati in base a quanto la loro mistura fatta di power alla Running Wild, vocals alla Sabaton, velocità alla Gamma Ray e tematiche dileggianti il Cristianesimo piace all’ascoltatore. Una band estremamente soggettiva, dunque, un po’ come i Manowar attuali: le possibilità di trovare il die hard fan pronto a mettersi le mutande di peluche (in questo caso, le pellicce di lupo) e a seguire i musicisti in battaglia è pari a quella di trovare il tizio pronto a coprirli di insulti che, se non sempre sono meritati, c’è da ammettere che almeno nella base un fondo di verità lo riportano sempre. Noi che scriviamo questa recensione ricadiamo nella prima categoria, infatti da “Bible Of The Beast” non ci siamo persi un album, sempre inneggiando a corna alzate sugli esaltanti (ma anche esilaranti) anthem del gruppo quali “We Drink Your Blood” o “Werewolf Of Armenia”, o sempre pronti a ridere sui testi più assurdi quali “Catholic In The Morning, Satanist At Night”. Non c’è dunque da stupirsi se anche questa volta siamo ancora qui con le corna alzate su “Coleus Santus” o se ancora una volta ci ribaltiamo dalle risate con “Amen & Attack!”: la musica dei Powerwolf non è cambiata di una virgola, e pertanto continua a piacerci. Tanto power e heavy di quelli classici, dunque, anche stavolta conditi da un tronfio ed eccessivo flavour sinfonico dato dal massiccio uso del synth ‘organo da chiesa’ e dalle vocals corali, inclini più a rendere memorabili anthem e ritornelli che le poche strofe soliste. E il power di cui parliamo è sicuramente quello tedesco, melodico sì ma al contempo anche duro ed aggressivo, che evita come la peste le vocals ‘allegre’ e le tastiere alla Stratovarius, prendendo dal genere solo il riffing serrato e la perenne doppia cassa. L’immobilismo dimostrato dai Powerwolf su “Preachers Of The Night” è assolutamente totale: tutti gli elementi che possono piacere (o non piacere) dei cinque della Germania dell’Est sono presenti, e in quantità e con equilibri assolutamente immutati rispetto a quanto espresso su tre album da quattro anni a questa parte. Ci rendiamo conto che il voto che vedete in calce è quanto di più influenzato dai gusti personali di tutta la nostra carriera di redattore metallico ma, onestamente, cosa dire che non sia già stato detto? Niente, infatti, perché per una volta il disco lascia muti anche noi che scriviamo. Alla fine, grazie alla fitta attività dal vivo che la band sta portando avanti con dedizione in questi anni, e al buon riscontro che i suoi dischi stanno ottenendo, i Powerwolf li conoscete un po’ tutti, e quindi vi sarà facile capire se comprare o meno questo prodotto, indipendentemente da un voto stampigliato in fondo ad una recensione. Se “Blood Of The Saints” vi era piaciuto, “Preachers Of The Night” vi piacerà uguale. Se in macchina cantate a squarciagola “We Drink Your Blood” con i finestrini aperti, smetterete presto: “Amen & Attack!” prenderà subito il suo posto. Se apprezzate la pigrizia intellettuale di mettere su un album e impararne tutti i ritornelli e i bridge dopo nemmeno un ascolto, “Preachers Of The Night” fa sicuramente per voi. Se odiate le scopiazzature, il power becero, la musica trita e ritrita, e l’esagerazione caricaturale di tematiche e vestiari di scena… lasciate perdere. I Powerwolf sono fatti a questo modo, hanno un’identità ben definita che li distingue da altre band, e non intendono cambiare. Quindi non ci resta che accettarli come sono, decidendo in cuor nostro se ci piacciono o no. E, infine, dire un bell’ ‘Amen’ (and attack!).