PREMONITIONS OF WAR – Left In Kowloon

Pubblicato il 20/07/2004 da
voto
6.5
  • Band: PREMONITIONS OF WAR
  • Durata: 00:26:20
  • Disponibile dal: 20/07/2004
  • Etichetta:
  • Victory Records
  • Distributore: Venus

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Ottimo debutto per i Premonitions Of War, dediti ad un death veramente d’impatto, cupo e devastante. Il disco è prodotto dall’attivissimo Erik Rutan che, oltre a suonare in giro per il mondo con gli Hate Eternal, sta dando sempre più importanza al proprio ruolo di produttore con i suoi (e di Derek Roddy) Mana Recording Studio, regalandoci gioiellini come questo “Left In Kowloon”. A differenza di molti altri dischi death, il CD dei Premonitions Of War è prodotto in maniera eccellente, non facendo altro che dare compattezza all’intero lavoro, mettendo in risalto e valorizzando sia la freschezza del songwriting della band, sia l’eccellente perizia tecnica con cui vengono eseguiti i brani; un plauso particolare va al batterista, veramente bravo a tessere tappeti ritmici complessi senza mai annoiare (e nel death/brutal sappiamo quanto questo sia facile!).
Si parte con la stupenda “Mother Night Revisited” che ci travolge come un treno in corsa; “Layover” è molto più thrashy come impostazione e scorre via velocemente. Si arriva dopo pochissimo al pezzo più bello dell’album, “Night Soil”, la bella versione senza difetti di tutto quello che hanno inciso gli Hate Eternal finora! Peccato duri pochissimo, solo 55 secondi… La quarta traccia, “Stolen Breath” è un pezzo grind a tutti gli effetti, molto divertente e brutale; “One Constant Volume” parte come una scheggia impazzita (l’influenza degli Hate Eternal si sente ancora un po’) per poi assestarsi nel finale. Dopo cinque tracce e solo sette minuti d’esecuzione (sì, avete letto bene: le prime cinque tracce insieme durano QUASI sette minuti) si arriva alla parte centrale del lavoro, molto particolare in un disco del genere: due tracce molto lunghe in cui fanno capolino rumori e suoni campionati, con tanto di fruscio di sottofondo e growl del singer che urla una stessa frase per minuti interi. Si ritorna al massacro con l’ottima ottava traccia, “Citizen”, dove si mettono in luce la voce mai banale del cantante; “The Octopus” sembra presa da un altro disco, perché è un pezzo quasi di metal anni ’80, con tanto di riff sulle pentatoniche e melodia a bizzeffe (sempre in relazione ad un disco death, ovvio) unico capitolo del CD che non ha convinto chi scrive per quanto è decontestualizzato. Le ultime tre tracce chiudono il disco con un assalto sonoro non indifferente, che infine guadagnano la palma di tracce più violente e cattive in tutta la durata del dischetto (esclusa la parte centrale di “Dim Light District” che un po’ riprende la piccola parentesi metal ottantiano della traccia nove). Cosa dire, infine? Questo è un signor disco che non deluderà i fan del genere, peccato che le tracce e il CD in generale durino così poco! Aspettiamo quindi fiduciosi il prossimo full-length.
Un disco da cui i tanto – secondo il parere di chi scrive – sopravvalutati Hate Eternal dovrebbero prendere esempio.

TRACKLIST

  1. Mother Night Revisited
  2. Layover
  3. Night Soil
  4. Stolen Breath
  5. One Constant Volume
  6. Black Den
  7. Cables Hum Overhead
  8. Citizen
  9. The Octopus
  10. Covered In Lights
  11. Capsule Hotel
  12. Dim Light District
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