PRESENCE – Them

Pubblicato il 06/08/2024 da
voto
7.5
  • Band: PRESENCE
  • Durata: 01:10:59
  • Disponibile dal: 10/07/2024
  • Etichetta:
  • Black Widow

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Dovremmo sempre guardare con gratitudine e ammirazione alla genovese Black Widow Records, che da anni affianca il supporto incessante alle nuove leve dell’occult rock/progressive italico ad un interesse filologico per la riscoperta di gemme grezze perdute negli archivi del nostro paese (tra i casi eclatanti segnaliamo “Sabba” di Fiamma Dello Spirito, nastro mai pubblicato della leggendaria cantante degli Jacula e “T.R.E.S.” dei Malombra).
Con i Presence, ci troviamo al cospetto di un’operazione più complessa, che riguarda una band storica del panorama dark/rock italiano: nata a Napoli nel 1988, la band ha avviato sotto la guida della cantante Sophya Baccini una carriera che, al netto di alcune interruzioni, l’ha portata a pubblicare ben sei album, l’ultimo dei quali, “Masters And Following” nel 2016, proprio per Black Widow.
Il ritorno dei Nostri nel 2024 è annunciato quindi dallo stridore tra l’afosa stagione estiva e le atmosfere plumbee con cui “The Undead” apre i cancelli di “Them” (questo il titolo del disco), dove tra i rivoli di pioggia insistente fanno capolino le tastiere de Le Orme di “Felona e Sorona” ed il pianoforte ostinato del primo Banco Del Mutuo Soccorso, una lunga romanza dominata dal lavoro ai tasti di Enrico Iglio che cede il passo ad “Aftermath”, dove una linea vocale che pare presa dal Peter Gabriel di “Darkness” si lascia cullare da un arrangiamento più tradizionalmente prog metal.
A differenza dei lavori pubblicati da altri colleghi di scuderia (si pensi a “L’Incanto Dello Zero” de Il Segno Del Comando) “Them” è, sin dai primi brani, un album che richiede una digestione lenta e accorta, sia per i temi trattati, perché di morte, del giudizio a posteriori sulla vita percorsa o di guerra (“To Each Other”, dove l’afflato teatrale di Sophya Baccini ha il sopravvento all’interno di un impasto di tastiere e chitarre che ricorda a tratti i Dream Theatre di “Metropolis pt. 2”) si parla, sia per una proposta musicale quasi mai immediata.
In questo contesto, la title-track funge al tempo stesso da biglietto da visita e picco creativo dell’album, ventitré minuti dove si mescolano le influenze più disparate, accenni gotici che non avrebbero stonato negli interludi operistici dei Fleshgod Apocalypse, richiami agli anni Settanta italiani più oscuri (Museo Rosenbach, “Gudrun” dei Pierrot Lunaire oltre ai più usuali Anthonius Rex e Jacula), improvvise aperture alla modernità progressive di Pain Of Salvation e Porcupine Tree, ed un’interpretazione che non può non ricordare quella oscura dell’ultimo Scott Walker.
Sembra la fine di un viaggio stremante, ma abbiamo ancora un considerevole tratto di strada da esplorare, ed è a questo punto che ci accoglie una “Stige” dai bagliori hard a la Atomic Rooster (con un coinvolgente solo di chitarra di Sergio Casamassima), che poi sono le stesse acque melmose su cui navigava “Caronte” dei the Trip, mentre la conclusiva “If You Dare” apre sorprendentemente al musical anni ’70 di Andrew Loyd Webber nei suoi momenti più melodrammatici, in un crescendo liberatorio.
Frutto di un impegno ragionato e continuo, “Them” non fa alcuno sforzo per uscire dalla penombra in cui questo stile musicale si è relegato da anni rifuggendo con ribrezzo ogni trend, eppure lì, nel piccolo tratto buio e umido che si è conquistato, brulica rigoglioso, contro ogni buon senso e logica. In definitiva, un album da ascoltare in un giorno di pioggia, o in uno di quei momenti in cui la vita rallenta.

TRACKLIST

  1. The Undead
  2. Aftermath
  3. Dance Macabre
  4. To Each Other
  5. Them
  6. Drawbridge 1501
  7. Stige
  8. If You Dare
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