PRETTY MAIDS – Future World

Pubblicato il 21/01/2017 da
voto
9.0
  • Band: PRETTY MAIDS
  • Durata: 00:41:00
  • Disponibile dal: 20/04/1987
  • Etichetta:
  • CBS Records

Spotify:

Apple Music:

Originari di Horsens, graziosa cittadina ubicata nella fredda Danimarca, i Pretty Maids nascono nel 1981 come una promettente cover band, grazie ad una solida comunione di intenti tra il chitarrista Ken Hammer, il bassista John Darrow ed il batterista Phil Moorheed. L’ingresso in squadra del carismatico cantante Ronnie Atkins rappresenta una decisa svolta per il collettivo danese, il quale inizia a concepire velocemente una serie di nuove composizioni che permettono loro di farsi strada nell’affollato underground locale. Molte di queste nuove idee vengono incise su nastro nel mitico “1983 Demo”, lavoro rudimentale dal quale spicca l’indiscutibile capacità dei protagonisti di fondere alla perfezione l’irruenza del metal classico con le melodie cangianti dell’hard rock dal marcato appeal radiofonico. I contenuti del successivo EP “Pretty Maids”, ancor più rifiniti, stuzzicano l’interesse dei vertici dell’etichetta discografica CBS, i quali non si fanno sfuggire l’occasione di reclutare in scuderia un gruppo dal potenziale artistico illimitato. Difatti, l’esordio sulla lunga distanza “Red Hot And Heavy” è uno di quei dischi che lascia realmente il segno, per merito di alcuni brani eccelsi come “Back To Back”, “Cold Killer” e “Queen Of Dreams”. Al contempo è evidente che il potenziale del collettivo nordeuropeo non sia ancora stato sfruttato a dovere, a causa di una produzione tutto sommato poco incisiva e, ad oggi, oggettivamente datata. Per questo motivo viene chiamato in causa il leggendario maestro della consolle Eddie Kramer (Jimi Hendrix, Led Zeppelin, Kiss e mille altri), al quale spetta il compito di forgiare un’impalcatura sonora solida come la roccia e lucente come una cometa. Durante le intense sessioni di registrazione nascono però delle forti incomprensioni tra il gruppo ed il navigato professionista di origini sudafricane, che portano alla prematura dipartita di quest’ultimo. Spetta al meno celebre Chris Isca chiudere i giochi, nei confronti di un’opera egregiamente laccata da un missaggio avvolgente equamente suddiviso tra Flemming Rasmussen, Kevin Elson e lo stesso Isca. Sin dalla meravigliosa copertina concepita da Joe Petagno, squisitamente caratterizzata da un marcato afflato futuristico, “Future World” proietta i Maids nell’Olimpo del metal melodico per merito di nove composizioni sgargianti, avvolte con grazia da una corazza cromata e lucente. Introdotta da un prologo trionfale, la title track conquista il nostro entusiasmo sin dalle prime battute, per merito di uno sfavillante riff ad uncino, che danza all’unisono con un’esaltante trama coniata su lucenti tasti d’avorio. L’ugola dorata del frontman biondocrinito si destreggia, con disarmante naturalezza, attraverso narrazioni particolarmente aggressive e sontuose cascate di melodia, concepite dalle sue corde vocali duttili ed espressive. Il lato più crudo del platter viene rappresentato dal mid tempo al titanio “We Came To Rock”, dalla spietata “Needles In The Dark” e dal furioso manifesto sonoro “Loud’N’Proud”. Sul versante opposto rimaniamo abbagliati dalle melodie divine, forgiate a regola d’arte, su “Love Games”, dalla quale svetta un miracoloso bridge intriso di melodia poetica, per poi sfociare gagliardamente in un ritornello appiccicoso come il miele. Le emozionanti note dettate dalla malinconica ballata “Eye Of The Storm” ci trascinano con eleganza in un fumoso sogno dalle marcate tinte fantasy, mentre il concreto riff portante di “Rodeo” si riflette in un chorus vincente e ad effetto. La multisfaccettata “Yellow Rain” si pone come un capolavoro mai più superato dalla stessa band, per via di un’avvolgente melodia introduttiva generata da algidi synth, che paiono provenire da un futuro remoto. Il tema del brano si sviluppa subitaneamente mediante una repentina accelerazione strumentale, che disegna un eclettico tappeto sonoro di luci al neon, sul quale il buon Atkins si diverte a fare il bello ed il cattivo tempo. Chiude i giochi il frizzante mid-tempo “Long Way To Go”, il quale si pone come un autorevole epilogo nei confronti di un’opera che, a trent’anni di distanza dalla sua pubblicazione, è in grado di proiettarci in un universo fantastico mai più esplorato dalla pigrizia umana.

“Tonight we’re riding on the final escape”.

TRACKLIST

  1. Future World
  2. We Came To Rock
  3. Love Games
  4. Yellow Rain
  5. Loud'N'Proud
  6. Rodeo
  7. Needles In The Dark
  8. Eye Of The Storm
  9. Long Way To Go
0 commenti
I commenti esprimono il punto di vista e le opinioni del proprio autore e non quelle dei membri dello staff di Metalitalia.com e dei moderatori eccetto i commenti inseriti dagli stessi. L'utente concorda di non inviare messaggi abusivi, osceni, diffamatori, di odio, minatori, sessuali o che possano in altro modo violare qualunque legge applicabile. Inserendo messaggi di questo tipo l'utente verrà immediatamente e permanentemente escluso. L'utente concorda che i moderatori di Metalitalia.com hanno il diritto di rimuovere, modificare, o chiudere argomenti qualora si ritenga necessario. La Redazione di Metalitalia.com invita ad un uso costruttivo dei commenti.