7.5
- Band: PRETTY MAIDS
- Durata: 00:50:08
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- Frontiers
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Ecco arrivare oggi sugli scaffali dei negozi “Motherland”, il nuovo disco dei danesi Pretty Maids, il tredicesimo lavoro da studio (escludendo moltissimi EP e tre live album) in trent’anni di carriera, a tre anni di distanza dal precedente, apprezzatissimo “Pandemonium”, uscito nel 2010. Proprio da “Pandemonium” la band riparte, con l’hard rock melodico ormai virato in heavy metal melodico, e con una maggiore vena industrial a rendere il lavoro più corposo. Certo, le diverse influenze che la band danese ha attraversato nel corso degli anni comunque non sono archiviate, e spesso si fa sentire nel corso di tutta la durata di “Motherland” un certo contraccolpo quando due pezzi AOR-oriented (non propriamente, perché comunque di metal si parla) e d’ispirazione moderna e industrial si alternano, e l’idea che si potesse sistemare la tracklist in maniera più fluida non è del tutto campata in aria, ma questi sono comunque dettagli marginali. Parlando delle singole prestazioni, Ronnie Atkins al microfono è sempre lo stesso, gradevole e ruffiano quanto basta, ed ottimo è il lavoro dell’accoppiata Ken Hammer/Morten Sandager a chitarra e tastiera nell’alternare melodie smorfiose e catchy a bordate metal potenti e convincenti; giusto e senza strafare è infine l’operato della sezione ritmica, composta da Rene Shades al basso e Allan Tschicaja alla batteria; buonissimo è il songwring, che non denuncia un solo momento non all’altezza lungo tutta la durata dell’album, ed ottima e cristallina è la produzione del sempre abile Jacob Hansen. Un disco che conferma lo straordinario momento di forma della band, momento che, a dire il vero, dura da tutta la carriera dei Pretty Maids.