7.0
- Band: PRIMAL FEAR
- Durata: 00:56:58
- Disponibile dal: 24/07/2020
- Etichetta:
- Nuclear Blast
- Distributore: Warner Bros
Spotify:
Apple Music:
Primo disco del nuovo contratto con Nuclear Blast per i teutonici Primal Fear, che come già detto in altre occasioni, non ci hanno mai ufficialmente deluso, né su disco né in sede live, e questo ci porta sempre ad avere aspettative molto alte al momento di tirare le somme su una nuova produzione ad opera del possente Ralf Scheepers e dei suoi commilitoni metallici. In questo specifico caso la curiosità trova riscontro anche nella copertina, molto più minimale ed essenziale rispetto a quelle degli ultimi lavori, nonché la prima a non fare sfoggio dell’immortale rapace d’acciaio in bella vista, se si escludono ovviamente le ali posizionate ai lati del teschio.
Musicalmente, l’inizio con “I Am Alive”, pur non brillando per freschezza, ci colpisce in piena faccia grazie alla sua essenza aggressiva e fomentante, abbinata ad un ritornello luminoso e volto a ribadire il concetto che vede questa band ancora ben salda nella sua posizione; differentemente da una “Along Came The Devil” più cadenzata, cantabile ed orecchiabile come ben si addice all’immancabile singolone tipico delle uscite marchiate con il simbolo del nucleare. Tuttavia, il fumo gira in fretta, grazie ad una “Halo” che spinge sin da subito nel cuore dell’ascoltatore, con una potenza e un incedere da old school power metal a pieni regimi, prontamente raffreddati nella seguente “Hear Me Calling”, che arricchisce i tratti tipici di un midtempo ricco di emotività con alcune soluzioni quasi da semi-ballad. “The Lost & Forgotten” somiglia parecchio a svariati altri brani ad opera della band, sia dal punto di vista strutturale che da quello del cantato o del guitar work, ma è incredibile notare quanto determinate soluzioni continuino imperterrite a risultare efficaci nelle mani di questi sei ragazzoni, rigorosamente vestiti di nero, al punto tale da farci mettere in secondo piano l’effetto ridondanza.
L’ispiratissima “My Name Is Fear” giunge esattamente a metà ascolto, e i tasselli per decretare una resa a dir poco ottimale dei singoli elementi sono già tutti al loro posto: Ralf è sempre la solita belva da vetri incrinati a colpi di ottave alte e timbro graffiante, Michael Ehré alla batteria mette in chiaro sin dal suo debutto di non aver nulla da invidiare a chi lo ha preceduto, e quel trittico di chitarre da solo basterebbe a provocare orgasmi a ripetizione a chi mangia pane e sei corde quotidianamente.
Purtroppo arrivano le prime note dolenti con la ballad “I Will Be Gone”, decisamente troppo debole ed essenziale dal punto di vista del songwriting, e con una “Raise Your Fists” piacevole, ma non imprescindibile al momento di ricapitolare l’intera tracklist. Quest’ultima fortunatamente si risolleva con “Howl Of The Banshee” e “Afterlife”, anch’esse non propriamente al massimo della freschezza per quanto riguarda la scelta dei riff, ma la loro incisività basta a farci giungere alla suite conclusiva “Infinity” con l’adrenalina bella alta nel sangue. La volontà di concludere un disco con una suite sembra andare parecchio di moda oggigiorno, ma c’è anche da dire che si tratta di una soluzione in grado di donare all’ultimo atto una capacità di espressione artistica unica, soprattutto quando si tratta di lavori ad alto tasso di pathos come questo.
Indubbiamente si tratta di un lavoro che accusa il colpo leggermente di più rispetto ai predecessori usciti negli ultimi anni, soprattutto per quanto riguarda l’ispirazione volta a donare un’identità propria ad ogni brano presente in scaletta. Alcuni sono delle vere e proprie bombe, e non possiamo negarlo, ma queste fanno parte di un arsenale a tratti forse un po’ scarico, in grado di mantenere sì alto il vessillo bellico di questo “Metal Commando”, ma con una dose di esplosività parzialmente ridotta.
Fatto sta che la musica dei Primal Fear non manca mai di metallo distruttivo: anche se a volte pure un carro armato può rallentare, è bene tenere presente che i cannoni continua ad averli, e finché sparano essi faranno sempre parecchio male.