8.0
- Band: PRIMAL FEAR
- Durata: 00:52:23
- Disponibile dal: 22/01/2016
- Etichetta:
- Frontiers
- Distributore: Frontiers
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A due anni da “Delivering The Black”, Mat Sinner e compagnia si presentano rigenerati e forti di una line up rinvigorita dal ritorno alla sei corde del mancino Tom Naumann e dall’entrata in formazione dell’ex UDO Francesco Jovino, orgoglio italiano chiamato a sostituire due mostri sacri del calibro di Randy Black ed Aquiles Priester. “Angels Of Mercy” si presenta come un fottuto cocktail tra Primal Fear ed i Judas Priest dell’era Ripper Owens, il muro sonoro costruito dalle chitarre è impressionante, come un’onda d’urto travolge senza lasciare superstiti mentre Scheepers sfodera strofe aggressive ed acuti inarrivabili. La new entry Francesco Jovino, seppur meno funambolico del suo predecessore Randy Black, si conferma un martellatore di prim’ordine, preciso e potente, forte della lunga esperienza presso la corte di Udo Dirkschneider. La successiva “The End Is Near” è puro acciaio colato per i maniaci dell’heavy metal anni Ottanta, un brano roccioso in cui le melodie lasciano spazio a rabbia e impatto. Torniamo poi su lidi più teutonici con “Bullet & Tears”: la canzone ha un gusto squisitamente Accept nelle ritmiche, mentre il refrain gode di tutto l’appeal maestoso tipico dei Primal Fear. L’epica e battagliera “Rulebraker” si presenta come un perfetto inno da suonare dal vivo ed esaltare il pubblico grazie ad un refrain catchy ed immediato. L’inno “In Metal We Trust” viene costruito con tutte le regole vigenti nella bibbia dell’heavy metal teutonico, ovvero batteria a manetta, riff taglienti e serrati e vocals anthemiche, sicuramente il brano non brilla per originalità, ma possiede un gran tiro! Il passo marziale dei tedeschi continua con “We Walk Without You”, dove un intenso assolo di chitarra ci avvolge in un sound che abbiamo imparato ad amare su dischi come “Seven Seals”. Ancora Priest a tutto spiano, “At War With The World” entra in testa sin dal primo ascolto, l’heavy metal ottantiano scorre a fiumi. C’è spazio su disco anche per una power ballad, “The Sky Is Burning”, interpretata in modo sentito e toccante. Definire “Rulebreaker” come l’ennesimo disco dei Primal Fear sarebbe riduttivo, siamo di fronte ad un centrifugato di potenza e melodie che la band da tempo non proponeva con tanta intensità, con continui richiami ai Judas Priest che non fanno mai male. Un disco degno di aprire alla grande questo 2016: se le premesse sono queste siamo di fronte ad un’annata in grado di riservarci moltissime sorprese. Una certezza invece è la creatura nata da Ralf Scheepers e Mat Sinner, da diciotto anni sulla cresta dell’onda, da cui i fan anche questa volta non rimarranno delusi.