5.0
- Band: PRIMUS
- Durata: 00:34:38
- Disponibile dal: 29/09/2017
- Etichetta:
- ATO Records
- Distributore: Self
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C’erano una volta i Primus. Anarchia punk slogata da funambolismi irrazionali, ipertecnicismo declinato in contorsioni bizzose, ironia iniettata con letali sovradosaggi, giri funk squartati da nebbiose visioni progressive. Tonnellate di energia e ritmi spastici si riversavano sul pubblico, scagliandolo in trip grotteschi, popolati di cartoni animati su di giri e altri strani esseri. Con l’età, taluni ardori sono stati assai mitigati e in effetti, visti dal vivo di recente, i tre fenomeni dello strumento sono sembrati fin troppo rilassati e dediti a fitti disegni psichedelici, destinati in molti casi a stravolgere e annacquare la carica inziale di brani più o meno datati. A sei anni dall’ultimo album di inediti (“Green Naugahyde”) i Primus si ripresentano nello storico trio Claypool-Lalonde-Alexander, con lo sfortunato batterista (due infarti accusati fra 2014 e 2016) rientrato in pianta stabile nel 2013 in occasione di “Primus & The Chocolate Factory With The Fungi Ensemble”. Se quella pubblicazione poteva sembrare un divertissement isolato, con l’ascolto di “The Desaturating Seven” ci accorgiamo che stava a indicare chiaramente quali fossero gli intendimenti per il futuro. Il nuovo album è infatti una specie di colonna sonora per la narrazione riletta e corretta delle vicende di “The Rainbow Goblins”, libro illustrato per ragazzi del ‘78 scritto e disegnato dal famoso artista Ul De Rico. Una storiella mescolante colorazioni accese e una sottile cupezza di fondo, che diventa sempre più minacciosa intanto che i goblin inghiottono uno alla volta i colori dell’arcobaleno. Claypool afferma di essere rimasto affascinato dal racconto quando lo leggeva alla sera ai suoi figli piccoli e che esso rappresenta, nella sua ottica, una metafora dell’ingordigia di certi personaggi della società moderna. Accostamento affascinante, pretesto per celebrare un libro che, come “La Fabbrica di Cioccolato”, ben si abbina nei contenuti alle gesta di simpatici matti come i Primus. Purtroppo, a buone premesse non corrisponde un risultato altrettanto interessante. Il problema più grave è rappresentato dall’idea di suono veicolata oggi dalla band. Indecifrabile a dirla tutta, perché ci si perde in pause dilatate e melasse di effetti che rimandano, per stessa ammissione del cantante/bassista, a opere sperimentali come “Discipline” dei King Crimson. Il lavoro di ogni strumento, ivi compreso l’invadente basso, regala pochissimi sussulti, si pone quale mero contorno al nasale storytelling, dipanandosi in ritmi ben lontani dai bollori degli anni ’90. La patina onirico-fiabesca non dispiace, ma diventa stucchevole in quanto mera cornice di trame immote, tremendamente minimali e deprivate di passaggi di alto coinvolgimento. I giri di basso non presentano alcuna evoluzione e svolgimento turbolento, Claypool si diletta in partiture semplificate e reiterate, poco propenso alle scorribande che lo avevano reso famoso ai tempi di un “Pork Soda” o “Tales From The Punchbowl”. “The Desaturating Seven” affoga in un vuoto contenutistico di cui non ci si capacita, guardiamo scorrere i minuti e susseguirsi le tracce quasi attoniti che non accada nulla durante l’ascolto. Non rimane impresso un ritmo, un refrain, nemmeno qualche ‘scherzetto’ tipico dei Primus. Niente. La musica si affloscia su se stessa, una flebile caricatura di quello che il trio sfornava un tempo. “The Trek” o “The Dream” abbozzano timide velleità di suite, ma non vanno oltre a qualche simpatica carnevalata che sa di canzoncina per bambini un po’ più articolata. La noia, in fondo, è l’unica vera protagonista del disco.