6.5
- Band: PRION
- Durata: 00:46:49
- Disponibile dal: 22/02/2019
- Etichetta:
- Comatose Music
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Pur non essendo mai riuscita a valicare i confini dell’underground duro e puro, la carriera dei Prion ha il diritto di fregiarsi del titolo di ‘importante’. Con “Aberrant Calamity” il trio argentino giunge infatti al suo quarto disco sulla lunga distanza, proseguendo caparbiamente una marcia che, fin dal 1994, lo vede percorrere in lungo e in largo il vasto scenario del death metal più serrato e tetragono. Un suono incontenibile che parte dai capostipiti Morbid Angel (specie quelli dell’era Tucker), passa per Hate Eternal e Nile e si conclude tra le braccia dei vicini di casa Krisiun, palesando una fedeltà alla linea e un’attitudine da tritacarne encomiabili, manna dal cielo per chi, da un certo tipo di sonorità, esige innanzitutto oltranzismo e ritmi parossistici. A dire il vero, in questo lotto di brani licenziato nuovamente da Comatose Music, i Nostri tentano forse per la prima volta di smussare gli angoli della loro proposta, incorporando con più frequenza melodia e varietà nel riffing di chitarra, ma si tratta comunque di lievi pennellate in un quadro altrimenti 100% brutale e ‘no compromise’.
La sensibilità espressa nell’ultimo periodo da Rutan o l’apertura verso il groove manifestata dai fratelli Moyses continuano a restare un miraggio per il gruppo di Buenos Aires, il quale – nel momento in cui decide di serrare i ranghi e partire all’assalto – lo fa sull’onda di una barbarie tipicamente sudamericana, che finisce per sacrificare più di qualcosa in termini di profondità e dinamismo. Tanta sostanza, pochi veri momenti sopra la media (anche se, di contro, è difficile trovare un episodio che non si attesti su livelli medio/buoni) e un amore smodato nei confronti della materia trattata: “Aberrant Calamity”, preso atto di alcuni limiti, porta avanti la causa dei Prion con assoluta dignità.