7.5
- Band: PRODIGAL SONS
- Durata: 00:24:27
- Disponibile dal: //2009
Chi ascolta epic metal si segni il nome di questa band. Già, perché i Prodigal Sons sono un quintetto bresciano che a occhio e croce mediamente non arriva ai diciotto anni ma dimostra già una capacità compositiva di un gruppo esperto. E pensare che i ragazzi sono passati dal punk degli albori della loro carriera nel 2005 ad un epic metal intenso ed evocativo che trae ispirazione da Virgin Steele, Manilla Road, Manowar e Iron Maiden. Non stiamo parlando quindi di cori pomposi, orchestrazioni ed effetti vari ma di un epic anni ottanta, oggi di nicchia e lontanissimo dalle mode del momento. Sorprendente per un gruppo così giovane e indice che è la passione la vera guida dei cinque bresciani. L’up-tempo iniziale “The Banquet To The Gods” ci mostra subito quanto i grandi nomi sopra menzionati abbiano lasciato il loro segno nello stile dei Prodigal Sons. Una cavalcata ottantiana in ogni suo riff da cui spicca la voce di Gabriele Tura. Il cantante in questo primo pezzo si muove spesso su note medio alte e dimostra di avere un gran potenziale, sebbene sui ritornelli tenda a spingere un po’ troppo con gli acuti. “Horus” porta alla mente gli Slough Feg con il loro heavy dalle sfumature settantiane, mentre a nostro giudizio il brano migliore dei quattro in tracklist è “Zeus The Thundergod”. Un’altra cavalcata, questa volta più eroica e marchiata Virgin Steele dove l’approccio vocale è più maturo ed espressivo e anche la struttura stessa del brano è varia, con un buon lavoro della sezione ritmica ed efficaci melodie di chitarra. Chiude “The Moon Of Glory”, più anthemica delle precedenti e nella quale spicca un bello stacco melodico centrale. Se pensiamo a quanto tempo i Prodigal Sons hanno davanti per migliorare ed affinare tecnica e songwriting, non possiamo che immaginare una nuova scintillante realtà dell’epic, genere nel quale noi italiani dimostriamo da diversi anni di saperci imporre con autorevolezza.