7.0
- Band: PROFANAL
- Durata: 00:35:30
- Disponibile dal: 10/31/2016
- Etichetta:
- Iron Tyrant
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Arriva a quattro anni di distanza dal debut album “Black Chaos” il secondo capitolo sulla lunga distanza della discografia dei Profanal. I ragazzi toscani, spesso ingiustamente trascurati dagli appassionati del filone old school death metal, continuano a muoversi con coerenza in quei territori swedish a loro cari da sempre, affinando all’occorrenza il proprio songwriting, ma evitando di perdere in spontaneità e immediatezza. “Supreme Fire” è il logico successore del debutto: un album compatto, suonato e prodotto meglio del predecessore, ma fedele alla linea per quanto riguarda sonorità e tematiche. Nel corso del 2016 gli Interment sono riusciti nell’impresa di dare alle stampe un’opera quasi perfetta in questo genere, alzando di nuovo l’asticella per coloro desiderosi di sfidarli sul loro stesso campo; “Supreme Fire” non possiede forse lo stesso tiro del materiale dei maestri, tuttavia i Profanal restano ben lungi dal fare la figura degli inetti. Nonostante la tracklist abbia una durata che supera di poco la mezzora, le canzoni non scorrono lisce all’ascolto, risultando magari troppo fragili ed estemporanee per rimanere impresse. Al contrario, il disco è sì diretto, ma forte di piccole ed azzeccate variazioni a livello ritmico e melodico che lo rendono completo e vitale. Dall’opener “Eternal Curse of Blood” alla conclusiva “Considered as Gods” (forse l’episodio più riuscito per la commistione di elementi groovy, accelerazioni vecchia scuola e strascichi epici), passando per le debordanti “Thanatophobia” e “Burn the Altar”, la band mette in mostra grande verve, dimostrandosi capace di restare fedele a se stessa in maniera sempre ispirata e mai risuonante come parodia. Dismember o gli stessi Interment – le due principali influenze dei Nostri – hanno fatto la storia del filone, ma questi colossi svedesi hanno nei Profanal nuovi proseliti capaci di mantenere vivo il genere in maniera seria e convincente.