7.0
- Band: PROFANATICA
- Durata: 00:19:33
- Disponibile dal: 02/11/2018
- Etichetta:
- Hells Headbangers
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Sin dal loro ritorno sulle scene, i Profanatica hanno avuto modo di far (ri)apprezzare la propria importanza nel mondo black metal americano e non solo: pionieri del genere in patria e ben noti per la propria minimalistica blasfemia, dal 2007 ad oggi hanno saputo ricreare i fasti di una carriera da prime mover stroncata ben troppo presto e portare a segno qualche bel colpo. Il nuovo mini qui presentato vede la band nel suo format ideale – ad avviso del sottoscritto, quanto meno – ovvero con una manciata di canzoni e una durata che non supera i venti minuti, permettendo al continuo rincorrersi di soluzioni classiche di black e death primitivo vivano in maniera abbastanza snella e senza il senso di ‘noia’ che di solito produzioni simili trovano superato l’entusiasmo iniziale.
Non può non saltare all’occhio comunque come l’abbandono di John Gelso faccia sì che tutto passi attraverso le perversioni del batterista e cantante Paul Ledney, e la cosa si fa notare se non altro per una scrittura più diretta e forse semplice; che Satana ci perdoni, sarà forse per questo che nelle otto tracce si può respirare un’aria quasi vagamente più easy che in passato. Ok, non stiamo parlando di un prodotto radiofonico né di facile ascolto, anzi: le vomitate di violenza sono tutte qui come sempre, i riff sono minimali e velenosi come da tradizione, il senso di oppressione e morbosità tipici dei Profanatica pure, e assicuriamo che non c’è stata nessuna concessione al suonare progressivi o provare soluzioni diverse. Eppure, nel complesso “Altar Of The Virgin Whore”, col suo titolo soave e la sua copertina rinascimentale, riesce a farsi ascoltare con una certa facilità, almeno da chi ha un orecchio abituato al genere. Che sia un bene o un male lo deciderà l’ascoltatore: dal canto nostro non possiamo che salutare il ritorno dei paladini di un black riottoso e malsano, che, pur cambiando qualche connotato alla propria proposta, non perde un grammo di malignità e iconoclastia.