7.5
- Band: PROFANATICA
- Durata: 00:36:21
- Disponibile dal: 07/22/2016
- Etichetta:
- Hells Headbangers
Spotify:
Apple Music:
Prime mover della scena black americana, attivi già dal 1990, protagonisti di una delle immagini più debosciate dell’intero genere, iconoclasti, blasfemi, distruttori, grezzi ed ignoranti, primitivi, selvaggi e sconvenienti fino al parossismo. Questi sono i Profanatica, cult band che rifiuta l’etichetta di effige e monumento, scioltisi nel 1992 e tornati sulle scene nel 2001 grazie a Paul Ledney (mastermind anche dei seminali Havohej, qua impegnato alla voce oltre che dietro le pelli) e John Gelso (cui spettano gli oneri di basso e chitarre). Il nuovo “The Curling Flame Of Blasphemy” continua lungo il solco creato dalla band dalla reunion in poi: un black metal di scuola americana, grezzo e blasfemo che fa dell’oltranzismo sonoro, della dissacrazione e del minimalismo i suoi tratti principali. Si parte subito diretti con “Ordained In Bile” dove Ledney urla nel microfono con ferocia e cacofonia, per poi passare alla breve e violentissima “March To Golgotha”, ma è con “Magic & Muhr” che le atmosfere si fanno più tetre ed infernali e che la band dimostra di avere dalla sua ben più della semplice rabbia primordiale. Nella migliore tradizione della band, i testi sono pressoché incomprensibili: alcune parole si mescolano ad urla ora strazianti ora blasfeme che sembrano provenire direttamente da un girone infernale, mentre la musica, che a volte vira verso un riffing più tipicamente death metal (“Host Over Cup”), sorregge ed incita la malsana cavalcata infernale dei Profanatica, in un delirio sonoro satanico e purulento che macina melodie, tritura ritmiche e risputa un contorto groviglio di black/death che puzza di zolfo e dirige odio sprezzante verso i cieli. Una contorta fiamma blasfema che appicca un incendio di dannazione alle anime degli ascoltatori, precipitandoli in una nera orgia empia e profana, fatta di chitarre taglienti e blast beat massacranti (“Yahweh Rejected”). L’approccio dei Profanatica è squisitamente raw black metal anche se la produzione è troppo professionale per accomunare la band americana a questo genere che, comunque, non cede praticamente mai a tempi lenti, tranne in alcuni passaggi introduttivi dei vari pezzi. Così, con i vari pezzi attaccati quasi a non volerci concedere la minima pausa, arriviamo alla conclusiva “Curling Flame”, vera apoteosi del sound del gruppo: Ledney e Gelso ci “illudono” che la durata del pezzo (prossima ai sette minuti) possa darci un qualche tipo di tregua prima della fine, invece il lentissimo riff che costituisce buona parte del pezzo non fa che accentuare la cieca violenza blasfema dei Profanatica che, anzi, ci dimostrano come il loro disgusto verso tutto ciò che viene considerato sacro, non necessiti per forza di velocità per esprimersi, così – nonostante la cadenza ritmica ‘crolli’ – il mood percepito è lo stesso degli altri pezzi. Sarebbe ingenuo affermare che “The Curling Flame Of Blasphemy” sia un disco per tutti: non lo è. Se non amate l’oltranzismo sonoro, la gretta violenza fine a se stessa ed un po’ di sana ignoranza, state alla larga da questo disco. Se, invece, siete tra coloro che amano i dischi che sanno di sudore e cantina, che si crogiolano della loro imperfezione e si ancorano all’underground più chiuso e respingente, allora non resterete delusi dai Profanatica (che probabilmente già conoscerete), anzi: gioirete del perfetto stile old-school che trova il suo apice nella pubblicazione del disco in tre formati, CD, vinile e cassetta. Perché in tempi di post e avant-garde, di progressive che si mescola ai generi più estremi, servono band che tirano dritto, picchiano duro e sputano sangue, che non hanno perso o dimenticato l’attitudine estrema e ne fanno, invece, un vessillo.