8.0
- Band: PRONG
- Durata: 00:40:46
- Disponibile dal: 05/02/2016
- Etichetta:
- SPV Records
- Distributore: Audioglobe
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Per chi vi scrive, i Prong sono stati tra le band più seminali degli anni ’90, non solo per l’ influenza su numerosi gruppi nati dopo di loro, ma soprattutto per la lucida e convinta indicazione di un’unica strada musicale: quella che, a guardare bene, ci dice che non esiste una sola strada, non c’è nessun assoluto, appunto. Indicati di volta in volta come band thrash, groove metal, hardcore o industrial, Tommy Victor e i suoi più o meno (dis)continui compagni di viaggio hanno attraversato tutti questi generi, hanno vissuto periodi di gloria, l’incensamento della critica, la scomparsa dalle scene… insomma, si potrebbero scrivere pagine su pagine a riguardo, ma l’unica costante, giunti al decimo album, è proprio quella di non guardare in faccia a nessuno e suonare musica che viene dal cuore: e l’onestà paga in maniera eccelsa. “X (No Absolutes)” è un album dotato di freschezza, immediatezza e potenza come di rado capita di sentire, con un’alchimia che gli stessi Prong non toccavano, probabilmente, dal capolavoro “Cleansing”. Le galoppate possenti a 220 battute che da sempre caratterizzano le chitarre di Tommy compaiono fin dall’opener “Ultimate Authority”, ottimo biglietto da visita e manifesto programmatico dell’intero album. Segue una sequenza da lacrime e ossa spezzate che vede probabilmente nella terza traccia, “Without Words” il suo apice: un riff maestoso, una linea vocale estremamente melodica, un ritornello solare per un pezzo che, ritengo, vedrebbe qualunque band con velleità da classifica pronta a vendere al demonio anima, madre, casa, collezione di dischi (di merda, probabilmente) pur di avvicinarsi a una sintesi così, semplicemente, catchy. Sul nostro cammino incrociamo poi la title track, che procede su questi canoni che potremmo quasi definire leggeri: indubbiamente Victor e i suoi sodali strizzano molto più che in passato l’occhio alla ricerca di ottimi singoli, ma, tenuto conto che parliamo di una band che le classifiche le ha sfiorate circa vent’anni fa, fidatevi: l’onestà e l’espressione sincera di quanto è oggi Tommy come songwriter sono assolutamente totali. Siamo nel frattempo giunti a metà album, e con maestria il trio ci permette di rifiatare con uno dei rari lenti della sua carriera, una power ballad sui generis, retta – passate il gioco di parole – dai power chord e da una batteria dal groove potente: ecco “Do Nothing”, a cui vale la pena di accostare, saltando un po’ in avanti nella tracklist, il penultimo brano, cioè “With Dignity”. Questa curiosa e coraggiosa accoppiata, infatti, dimostra perfettamente cosa significhi essere se stessi, mantenere la dignità di cui sopra ma sperimentare senza timore; i territori che vengono sfiorati qui, infatti, sembrerebbero a un primo ascolto quasi più congeniali ai Limp Bizit (orrore!), ma vi assicuro che questi ritornelli vi resteranno in mente senza nulla cedere sul lato dell’anima metal primeva: ed ecco che, dopo i wannabe di cui sopra, i Prong spazzano via anche il 99% delle band nu metal sorte negli ultimi decenni con sei brani… sei a zero, tutti a casa? E invece no. Appena il tempo di quello che è forse l’unico filler dell’album (“Belief System”) e si torna sugli scudi con “Soul Sickness”, un brano che mostra nuovamente la voglia di scuotere la fibra dell’ascoltatore con intelligenza, senza rinunciare ai marchi di fabbrica costituiti da una chitarra trascinante, un basso che pulsa con maestria e una sempre maggiore consapevolezza e versatilità vocale da parte del leader. Che dire? Forse solo estrapolare, last but not least, quello che è forse il pezzo con più potenziale dell’intero album, se vogliamo giocare, appunto, alla caccia del singolo candidato alle chart: “Ice Runs Through My Veins”, che contiene tutta la storia della band, con una ritmica raramente raggiunta da altre band, la chitarra usata quasi come un campionamento, il tutto condito dal basso che nuovamente entra nelle vene e un ritornello che conquista dal primo ascolto. Non esitate nemmeno un minuto, e fate vostro questo “X (No Absolutes)” qualunque siano i vostri sottogeneri di preferenza.