7.0
- Band: PROPHETIC SUFFERING
- Durata: 00:25:24
- Disponibile dal: 09/05/2025
- Etichetta:
- Sentient Ruin
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Quando si associano Canada e death metal, le prime visioni scaturite sono quelle di pantagrueliche orge di violenza, sangue, rumore, in uno svolgersi frenetico, convulso e caotico di note scagliateci addosso all’impazzata: ‘colpa’ di Blasphemy, Revenge, i più giovani Mitochondrion, Adversarial, Antediluvian, un ginepraio di musicisti che delle nere contorsioni sonore hanno fatto il proprio vessillo e vanto. In questa scia di sangue, paura e frattaglie si inseriscono meravigliosamente oggi, i Prophetic Suffering, esponenti di un’ala di pensiero estremo che anela, inesorabilmente, sopra ogni cosa, alla polverizzazione di tutto e tutti, con un esordio che è un concentrato di sfrenata depravazione.
È quindi un altisonante manifesto sonoro nichilista quello vomitatoci addosso in “Rivalry Of Thyself”, che prende spunto da alcuni dei nomi di cui sopra, per portarli a una concezione parimenti rabbiosa, isterica, totalmente degenerata. Insomma, non propriamente un disco per anime compassionevoli: la bestialità in musica ha ormai preso le vie più improbabili, il famelico combo nordamericano sceglie un approccio veramente disumano, iniettando nel suo operato sia un sentire primordiale, primitivo, sia tutto quel corredo di conoscenze e abilità strumentali che rendono album di questo tipo vagamente musicali.
Ciò per mettere dei paletti e affermare che non scadiamo nella gozzoviglia del war metal di bassa lega, mentre assistiamo piuttosto a una sua rielaborazione in senso tecnico, parossistico e per certi versi noise che le frange più evolute del sottogenere sanno maneggiare.
Con una durata assai contenuta a rendere il viaggio più sopportabile, i Prophetic Suffering avanzano ferocissimi per tutta la durata della tracklist, suggestionandoci con attacchi chitarristici, percussivi e vocali che fanno molto Revenge, condotti però con un senso del ritmo più vicino all’essenzialità dei Blasphemy. Ad alzare parecchio il tiro ci pensa in ogni caso un sentire più vicino al puro death metal, dilaniato di black metal e noise, accostandosi in questo alla depravazione degli indiani Tetragrammacide. C’è pure dell’altro, in effetti, e parliamo di alcune sortite in terreni affini al death metal più brutale, in particolare per alcuni efficaci interventi al limite del pig squeal e un growl profondo e aspirato veramente agghiacciante.
Aggiungiamoci un senso dell’assolo di derivazione morbidangeliana e cambi di tempo – non tantissimi, ma messi nei punti giusti – azzeccati e avremo tutti gli ingredienti per un album selvaggio, tracotante e irrespirabile per le sensazioni abiette e disagevoli che comunica.
Una volta fatto il rodaggio al modus operandi della formazione, si ha la sensazione, come nell’opener “Holy Death, Sacred Rot”, che vi siano alla base del progetto velleità – e capacità – ben superiori a quella di semplici macellai del death/black metal. Spesso però si rinuncia a qualsiasi tipo di finezza, o di limitata variazione, per perseguire un assalto sfrontato e insostenibile: così “Rivalry Of Thyself” si erge a manifesto di raccapricciante oltranzismo, rinunciando in parte a qualche approfondimento ed elaborazione che avrebbe garantito un risultato ancora più entusiasmante.
In ogni caso, questi venticinque minuti circa di musica si fanno notare, proponendoci dei terroristi sonori non così fuori dagli schemi ma nemmeno grigi imitatori di altre cose sentite e risentite. C’è della stoffa, per usare un termine desueto, stoffa lordata e sbrindellata da cotanta violenza, ma decisamente di buona fattura…