7.0
- Band: PROTEST THE HERO
- Durata: 00:43:43
- Disponibile dal: /04/2006
- Etichetta:
- Vagrant Records
- Distributore: Self
Notevole esordio sulla lunga distanza per i canadesi Protest The Hero, giovane combo di Whitby, Ontario, praticante un’intricata miscela di sonorità, passanti dal math- e dal post-core più melodici al metal-core, dal thrash metal più esagitato e schizzato ad accenni e richiami pop-oriented. Tecnicamente parlando, i cinque ragazzi sono dotati in modo particolare e, pur non raggiungendo il livello di schizofrenia e di bravura di gruppi quali Dillinger Escape Plan, Between The Buried And Me e Norma Jean, riescono a coinvolgere in pieno l’ascoltatore, nonostante i pezzi non siano proprio immediati e semplici da comprendere. La dose di melodia presente in “Kezia” è realmente strabordante e forse questo aiuta un bel po’ ad assimilare il lavoro, oltre alla quasi totale assenza di voci aggressive. Le canzoni si susseguono vorticose una dopo l’altra, ricche di cambi di tempo, di evoluzioni melodiche mirabolanti, di riff mai ripetuti per più di dieci secondi e cementate da una performance vocale – corale e a volte ispirata anche dal gospel – spesso molto superiore alla media. Il lead vocalist, Rody Walker, è in possesso di un possente e limpido timbro, mai sfociante in acuti troppo power, ma di sovente impegnato a tenere le note per parecchio tempo. Le influenze della band sembrano provenire da più parti – aspetto che sempre più sovente si nota nei gruppi appena post-adolescenziali d’Oltreoceano – e permettono ai Protest The Hero di non risultare praticamente mai noiosi, vuoi per la freschezza del songwriting, vuoi per la varietà compositiva derivata anche dal concept complicato e profondo che sottosta a “Kezia” (e la band tiene a far sapere che non considera il disco un concept, ma bensì molto di più!): il platter è diviso in tre atti ed un finale, nei quali la storia della condanna a morte di tale Kezia viene analizzata e rivista da tre personaggi diversi: il cappellano del carcere, l’esecutore della condanna e Kezia stessa; in più, l’ultima traccia è una retrospettiva morale sull’accaduto. La band fa certamente parte del movimento cristiano che sta pian piano prendendo piede anche in queste sonorità estreme ma dallo spirito positivamente critico, quindi, in qualche modo, riesce a trovare un suo spessore ed una cospicua dose d’interesse. Non siamo di fronte alla perfezione, però, ed il disco sembra buttato giù molto di fretta; ha un sapore ancora acerbo, ma i Protest The Hero sono giovani e pieni di idee, quindi il futuro sarà probabilmente roseo per loro. Di certo non si atteggiano e questo è già un punto in più…