7.0
- Band: PSYCROPTIC
- Durata: 00:49:47
- Disponibile dal: 26/09/2008
- Etichetta:
- Nuclear Blast
- Distributore: Audioglobe
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Dopo due album convincenti quali “The Scepter Of The Ancients” e “Symbols Of Failure”, aspettavamo al varco i tasmaniani Psycroptic per verificare definitivamente le loro potenzialità. Detto che la band a livello contrattuale in pochi anni è stata artefice di un triplo salto mortale che li ha portati dalla piccola ma eccellente Unique Leader alla potentissima Nuclear Blast, passando per la competente Neurotic, possiamo affermare che con il nuovo “Ob(Servant)” i ragazzi compiono una piccola frenata a livello qualitativo. Niente paura però, non stiamo parlando di una crisi strutturale: l’album resta comunque molto valido, ma non all’altezza dei suoi immediati predecessori. Gli Psycroptic si confermano dotati di una capacità di scrittura davvero notevole, che permette loro di utilizzare contorsioni strumentali veramente complesse facendole apparire come estremamente funzionali ai vari brani. Il cambiamento rispetto al recente passato sta nel fatto che ora le strutture delle composizioni si sono fatte più dirette ed in your face, accentuando la componente più squisitamente death grind rispetto al versante tecnico. Il risultato finale è un lavoro che non fa prigionieri, diviso tra velocità estrema e mid tempo massacranti che però alla lunga perde di profondità, nonostante il grande sfoggio di tecnica che il quartetto lesina ad ogni piè sospinto. Probabilmente il fatto di puntare maggiormente sull’impatto è dovuto ad una serie di concause quali i tour in compagnia dei Cannibal Corpse ed il successivo passaggio sotto Nuclear Blast, che senza dubbio garantirà alla band una visibilità che prima si potevano solo sognare. Comunque sia, di brani buoni in “Ob(Servant)” ve ne sono diversi, a partire dalla terremotante title track. Altrettanto azzeccati sono “Slaves Of Nil”, con un ottimo lavoro di chitarra tra il brutale ed il melodico ad opera di Joe Haley, “The Immortal Army OF One” e soprattutto gli otto minuti conclusivi di “Initiate”, vero e proprio concentrato di tecnicismo e brutalità in parti uguali, come sanno fare ad esempio i meravigliosi Spawn Of Possession. La prova di Joe e David Haley, rispettivamente chitarra e batteria è davvero ottima e soprattutto il drummer si conferma un vero e proprio metronomo emulo di Derek Roddy; il singer Jason Peppiat invece è autore di una performance non proprio convincente e, a nostro parere, avrebbe dovuto maggiormente insistere su un growling più profondo. La produzione è la migliore della quale la band abbia mai usufruito e l’artwork è all’altezza della situazione. “Ob(Servant)” ci riconsegna quindi una band in palla che però riesce solo in parte a toccare le vette raggiunte con i precedenti album. Certo è che le nuove canzoni sembrano pensate appositamente per essere riproposte dal vivo, quindi in sede live dovrebbero letteralmente spaccare. Staremo a vedere.