7.0
- Band: PSYCROPTIC
- Durata: 00:37:45
- Disponibile dal: 09/03/2015
- Etichetta:
- Prosthetic Records
- Distributore: Audioglobe
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C’è poco da fare i nostalgici, gli Psycroptic hanno da tempo preso una direzione sonora che è abbastanza diversa rispetto a quella dei primi album, e hanno tutte le intenzioni di insistere su questa impronta. Lasciate ogni speranza di sentire duro e puro techno death metal, voi che leggete questa recensione, perché non è ascoltando questo omonimo album del gruppo proveniente dalla Tasmania che lo troverete. Chi segue la band dagli inizi avrà infatti notato un lento ma costante ammorbidimento del suono dei Nostri; d’altra parte è passata ormai una decade da “The Scepter Of The Ancients” e dal successivo “Symbols Of Failure” che ad oggi rimangono gli unici due (buoni) album di technical death nella discografia della band. Successivamente i Nostri hanno iniziato un lento ma costante percorso di cambiamento che per forza di cose ha fatto trovare al gruppo nuovi fan da un lato, così come ne ha fatti perdere per strada dall’altro. Questo sesto, e omonimo, album sembra essere la definitiva presa di coscienza, l’ultimo decisivo passo verso una proposta decisamente più groovy, melodica e accessibile. Il songwriting degli Psycroptic del 2015 è moderno, pieno di riff ficcanti e memorizzabili, ma allo stesso tempo non volta del tutto le spalle al proprio passato, mettendo in bella mostra delle doti tecniche assolutamente degne di nota e, soprattutto, messe sempre al servizio dei brani. Con “Psycroptic”, insomma, i Nostri sembrano aver capito definitivamente la loro direzione artistica e quale impronta devono avere le loro canzoni; alcune di queste riescono anche bene, come nel caso della opening track “Echoes To Come”, con il suo epico chorus, oppure di “A Soul Once Lost”, con i suoi riff taglienti e singhiozzanti, oppure ancora della thrashy “Setting The Skies Ablaze”. Tuttavia, a parere di chi scrive, manca ancora qualcosa: in primo luogo, un po’ di continuità in più e poi un vero colpo di grazia. A conti fatti, viene quindi nuovamente difficile affermare che i ragazzi abbiano confezionato il loro capolavoro… e col senno di poi, questo è forse il principale difetto di tutte le loro release, che si sono sempre assestate su livelli discreti, ma senza mai eccellere veramente. In ogni caso, dobbiamo riconoscere che questo disco è con ogni probabilità l’episodio più maturo e consapevole della seconda parte di carriera degli Psycroptic e per questo forse anche il più bello.