5.5
- Band: PUDDLE OF MUDD
- Durata: 00:40:51
- Disponibile dal: 13/09/2019
- Etichetta:
- Pavement Entertainment
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C’era una volta il grunge. C’era una volta il post-grunge. E c’era una volta un gruppo di nome Puddle Of Mudd, che riuscì ad ottenere un discreto quarto d’ora di popolarità, grazie ad un paio di pezzi come la spiritosa “She Hates Me” e la ballata emozionale “Blurry”, tratti dall’album “Come Clean” del 2001: è passato qualche annetto e forse a parte l’album di cover uscito nel 2011 (e corrispondente anche alla ultima uscita discografica del gruppo), il gruppo del biondo cantante Wesley Scantlin si è fatto notare più per la cronaca (i suoi stati parecchio confusionali sul palco) che per la musica in quanto tale. Che questo nuovo “Welcome To Galvania” sia un ritorno che possa riportare i Puddle Of Mudd sulla retta via?
Purtroppo, ed è bene dirlo da subito, non ci troviamo di fronte ad un album epocale o che potrà segnare una svolta nella storia del gruppo ed il motivo è presto detto: si tratta fondamentalmente di un riciclo di riff grunge, suonati in maniera cattiva e basandosi sulle distorsioni a palla (ed è il caso dell’opener “You Don’t Know”, dal riff sornione, o della banalotta “Go To Hell”), a volte addirittura pompate oltre il limite come in “Diseased Almost”. Certo, sono composizioni che entrano in testa subito ma forse ricordano troppo da vicino certe cose sentite già una miriade di volte (qualcuno ha detto i Nirvana in “Kiss It All Goodbye”?), andando a sconfinare in singoloni dall’appeal radiofonico come “Uh Oh”, stereotipato rock da high school ma costruito bene, o “Sunshine”.
Quando non si vanno a toccare le corde della nostalgia, i Puddle Of Mudd puntano la carta della ballatona rock – o quasi – ed allora si possono ascoltare brani come “My Kind Of Crazy”, “Times Of Our Lives” e “Just Tell Me”: oneste, per carità, ma mancanti di quel guizzo che ci si aspetterebbe per creare veri e propri ganci radiofonici e commerciali. Dunque cosa rimane di questo “Welcome To Galvania”? Un lavoro che riconsegna i Puddle Of Mudd ancora in grado di comporre musica, ma forse ancora troppo legati a strutture del passato, sia dal punto di vista armonico che di costruzione delle canzoni in quanto tale: non è un ritorno disastroso, ci mancherebbe, ma un passo troppo breve (e soprattutto dopo così tanto tempo) per far raggiungere la sufficienza piena.