8.0
- Band: PUNGENT STENCH
- Durata: 00:37:01
- Disponibile dal: 10/10/1991
- Etichetta:
- Nuclear Blast
- Distributore: Audioglobe
Spotify:
Apple Music:
Nei primissimi anni ’90, l’Austria vantava una presenza di spicco nel panorama del death metal europeo. Questo succedeva grazie ai Pungent Stench, un gruppo che scherzava col death metal come non si dovrebbe fare con la morte, tematica imperante nel periodo d’oro del genere. L’ironia, rappresentata esteticamente, visivamente e liricamente, è l’arma micidiale del gruppo che ha sempre spiazzato tutti: possiamo noi prenderli sul serio se sono loro i primi a non farlo? Di fatto però hanno scritto dei capitoli importanti del death europeo e qui siamo a parlare del secondo album, leggermente meno grezzo del debutto “For God Your Soul…For Me Your Flesh”. Il terzetto formato da Don Cochino, Rector Stench e Jacek Perkowski (e già i nomi la dicono lunga) sceglie come tema della sua musica la schifezza. Esatto, è così. Umiliazioni fisiche, mutilazioni, sadomaso, oltraggio. Questo è il vocabolario del gruppo, che peggiorerà album dopo album. Una band di schifosi che parlano di schifezze, verrebbe da definirli. Musicalmente, il secondo album dei Pungent Stench è rozzo, diretto, sfrontato, scanzonato nell’approccio e quindi efficace. La chitarra infatti suona a motosega come da regola generale del periodo, e la batteria è secca come può esserlo un ruscello d’estate. La frenesia musicale dei nostri, che alla rinfusa picchiano duro senza mai eccedere in gare di velocità, è spesso intervallata da corposi passaggi a media velocità, danzerecci diremmo (e infatti Schirench dal vivo è solito dimenarsi come una danzatrice del ventre a tratti), cui spesso arrivano dei solos di chitarra, molto slayeriani dall’approccio sconclusionato. C’è poi il campionario degli arrangiamenti, con risate, rumori di tutte le secrezioni che un organismo può emettere e via dicendo, ad “arricchire” le composizioni. I brani? “Shrunken and Mummified Bitch” prova a essere una canzone seria dal ritmo incalzante, mentre “S.M.A.S.H.” è una sfuriata dominata dalle rullate di batteria con un testo scritto da un bambino di dodici anni incazzato col mondo. Menzione anche per la varia “And Only Hunger Remains”, sei minuti dove la pesantezza sonora assume forme che variano dalla lentezza dell’esordio al movimentato finale. E poi ancora la rapida “Sputter Supper”, con un cuore rock and roll, e le altre canzoni più ragionate – per quanto i nostri ne siano capaci – alla “Splatterday Night Fever”. Chi ascoltava death metal negli anni ’90 ha sicuramente incrociato sul suo cammino questi pazzi austriaci. State certi che il suono delle schifezze umane alberga nei loro dischi.