PUSCIFER – Existential Reckoning

Pubblicato il 06/11/2020 da
voto
6.5
  • Band: PUSCIFER
  • Durata: 00:58:20
  • Disponibile dal: 30/10/2020
  • Etichetta:
  • BMG

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Abbandonati i Luchadores e inabissati in una situazione pandemica globale, e riflettendo sulla loro stessa esistenza nata da quel “V Is For Vagina”, i Puscifer ritornano con il loro album – il quarto – probabilmente più pop e minimalista. L’intenzione di Maynard sembra quella di volersi ancora più concedere a quei territori più affabili e goderecci, sancendo ancora una volta di più la diversità del suo progetto con i vari Tool e A Perfect Circle di turno. L’art-pop/synth-pop è la matrice portante di tutto “Existential Reckoning”: un album che si configura per la sua immediatezza e semplicità, rifinita di bei suoni e appaganti parti vocali, ma che, più che spingere sull’acceleratore, setta il cruise control e si fissa sul medesimo andamento. Il risultato?
Ni. Riuscire a captare la sagacia surreale e incapace di essere presa sul serio fino in fondo resta la considerazione con cui approcciare ogni nuova proposta di questo progetto, che ormai sembra essere diventato ciò che a Maynard interessa davvero. I Tool, infatti, sono tornati con un album (in grado di far contenti o meno) che non è molto altro se non la cover band di ciò che sono stati, e pure con gli A Perfect Circle le cose non sono poi molto diverse. I vincoli nei confronti di queste due band sono per Maynard dei doveri – sembra – più che dei veri piaceri o veri posti dove sperimentare; la grandezza di quei progetti ha forse appesantito il tutto. Con Puscifer, invece, l’istrionico cantante di Ravenna (Ohio, naturalmente) è riuscito negli anni a fare un po’ quello che voleva e – seppur in molti si crede che queste non siano le sue forme più congeniali – si dovrebbe parlare ancora di un progetto in cui la sperimentalità di un personaggio come questo dovrebbe giocare le sue carte migliori. Si parla di ‘artisti’ e, tutto sommato, bisognerebbe concedere loro la possibilità di esprimersi come meglio credono.
Qui, però, non è che ci sia un grande impianto artistico da poter sottolineare. I pezzi ci sono, i refrain pure, la prosecuzione dell’alter ego Dick pure, la fluidità melodica data dall’accoppiata con Carina Round anche, ma viene un po’ difficile considerare “Existential Reckoning” come una prova profonda e più che valida, essendoci proprio pochino in termini musicali e narrativi. I beat sono i medesimi, quel kitch che tanto piace recuperare dai pattern anni Ottanta (i suoni sono i medesimi di Peter Gabriel e compagnia bella), e anche gli interventi dei synth appaiono piuttosto scontati, dando un senso di ridondanza piuttosto pesante. Un po’ dei Nine Inch Nails più basici, new wave e kraut da mensola impolverata e reminescenze già sentite forse troppo spesso non sono proprio il massimo a cui i nuovi Puscifer possono e dovrebbero ambire. Minimalismo e riflessione esistenziale post-rapimento alieno saranno anche bei spunti, ma un’ora di musica che si setta su un buon pezzo protratto ad libitum e per così a lungo è un po’ troppo. Certamente i fan del personaggio saranno comunque entusiasti, ma coloro che vorrebbero provare a coglierne la grandezza ancora oggi farebbero un po’ fatica.
“Bedlamite” è forse il brano più importante di tutto il lotto, “Bullet Train To Iowa” ripercorre un po’ le vecchie tonalità nostalgiche, che però sortiscono ancora un bell’effetto, ricordandoci le trame passate, soprattutto nelle parti vocali sofferte e striscianti che han fatto grande Maynard;”A Singularity” prova a dire qualcosa di diverso, riuscendoci quasi fino in fondo, “Personal Prometheus” abbozza l’intimismo di certe visioni più interessanti, e il tutto rimbalza un po’ nella troppo angusta stanza sonora, tentando di comunicare una visione che vorrebbe essere personale ma è (forse volutamente) troppo derivativa e piuttosto scontata. Il resto – refrain buoni a parte – è più o meno tutto simile.
Volutamente minimale e ridondante, “Existential Reckoning” non si smuove dalla medesima tonalità surrealoide e retro-rock, un po’ vintage, un po’ divertissement, cercando l’impatto radiofonico e minimalista per una durata troppo lunga. Un disco che poteva dire molto di più e che invece lo accenna solamente, forse appesantito dallo stesso ego che poteva farlo decollare coi propulsori.

TRACKLIST

  1. Bread And Circus
  2. Apocalyptical
  3. The Underwhelming
  4. Grey Area
  5. Theorem
  6. UPGrade
  7. Bullet Train To Iowa
  8. Personal Prometheus
  9. A Singularity
  10. Postulous
  11. Fake Affront
  12. Bedlamite
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