7.5
- Band: PUTREVORE
- Durata: 00:31:23
- Disponibile dal: 11/11/2025
- Etichetta:
- Xtreem Music
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Con “Unending Rotting Cycle”, i Putrevore confermano la loro posizione di progetto solido e interessante nel vastissimo panorama dei lavori di Rogga Johansson. A differenza di molti dei numerosi side project del chitarrista svedese, spesso nati e portati avanti con una certa frenesia e talvolta del tutto incapaci di rinnovarsi, questo moniker continua a suscitare una certa curiosità e attenzione. La collaborazione con Dave Rotten degli Avulsed, storico vocalist e veterano della scena death metal europea, non è solo un incontro tra due vecchie conoscenze, ma anche un elemento che sembra incidere profondamente sulla qualità del risultato finale. La sua presenza al microfono e il suo ruolo nell’etichetta Xtreem Music, la quale da tempo pubblica una buona fetta del materiale di Johansson, paiono creare un contesto di responsabilità condivisa: lavorare insieme a Rotten sembra stimolare Johansson a curare maggiormente ogni dettaglio, evitando scorciatoie e affidandosi a soluzioni più ponderate.
Dal punto di vista stilistico, il disco conferma la classica formula dei Putrevore, senza stravolgerla: un death metal estremamente pesante e percussivo, un groviglio di riff che ricercano la pesantezza e sviluppi particolarmente densi, nel segno di una rielaborazione – avvolta da una produzione molto ruvida – di certo death metal statunitense dei primi anni Novanta. Al solito, si prende grosso spunto da realtà come Rottrevore, primi Deteriorot e Infester: il tipico sound svedese, a cui Johansson tende a guardare quando si tratta di imbastire la musica delle sue varie avventure, qui emerge solo di striscio, con un paio di riff riconducibili alla scuola dei primi Grave. Per il resto, ci troviamo davanti a una proposta più asfissiante, che paradossalmente risulta quasi come una ventata d’aria fresca nell’ampio repertorio del Nostro.
I brani, pur leggermente più brevi rispetto al repertorio precedente, mostrano un buon equilibrio tra immediatezza e sviluppo concettuale. La tracklist appare piuttosto vivace, con momenti che catturano subito l’ascoltatore, grazie anche ad azzeccate linee melodiche e riff più rotondi, e altri che si rivelano gradualmente, suggerendo un lavoro di scrittura più meditato e attento. Questo approccio rende l’album coerente, solido e privo di palesi cali di tensione, con ogni traccia che contribuisce in modo specifico al flusso complessivo.
Pur senza allontanarsi dai canoni stabiliti nei precedenti full-length, “Unending Rotting Cycle” rappresenta dunque una prova convincente: conferma che i Putrevore rimangono oggi il progetto più valido di Johansson, capace di unire pesantezza, densità e cura compositiva. Sebbene “Macabre Kingdom” resti probabilmente il punto più alto in termini di ispirazione, questo nuovo album dimostra come il duo possa gestire il materiale con attenzione e senza sacrificare qualità e sostanza. In un contesto in cui la produzione seriale rischia di appiattire molte iniziative, i Putrevore continuano insomma a distinguersi, mostrando che la collaborazione e la cura del dettaglio possono dare risultati concreti e coerenti.
Speriamo ora che Johansson continui a gestire il progetto in questa maniera, concedendosi il tempo necessario per sviluppare ogni capitolo senza cedere alla fretta o alla ripetitività. Se manterrà questo approccio, i Putrevore potranno restare un progetto serio e credibile, lontano dal rischio di diventare una macchietta o un semplice side project da portare avanti senza particolare cura. È proprio questa attenzione, questa volontà di non banalizzare la formula, che permette all’album di risultare convincente e sostanzioso, confermando che i Putrevore meritano di essere seguiti con attenzione anche in futuro.
