7.5
- Band: PUTRID OFFAL
- Durata: 0034:37
- Disponibile dal: 11/04/2025
- Etichetta:
- Time To Kill Records
Spotify:
Apple Music:
Accogliamo con affascinante brutalità il nuovo invito dei Putrid Offal ad entrare nel loro personalissimo laboratorio anatomico. La death-grind band transalpina arriva infatti alla terza pubblicazione sulla lunga distanza in seguito alla ripresa delle attività avvenuta nel 2013. Il gruppo di Douchy-les-Mine (nel nord della Francia), sorto nel lontano ’90, dopo una serie di split nei quali aveva messo sul piatto i vagiti di una terremotante capacità nel destreggiarsi tra i vortici ‘splatter’ già riversati dai primi Carcass (“Reek Of Putrefaction”) e Napalm Death (“Harmony Corruption” e “Utopia Banished”), si era come messo in una sorta di stato amorfo, nell’attesa dell’ennesima esplosione, o semplicemente di nuove ispirazioni.
La storia ci porta quindi al 2015 quando i Putrid Offal tornano a ferire, a schiacciare, lasciando un impatto duraturo. Ci ha pensato prima “Mature Necropsy” a rimettere in circolo le putride frattaglie; da par suo “Sicknesses Obsessions”, uscito cinque anni dopo, ha portato ulteriore marciume alla proposta francese, con un lavoro incentrato sulla figura di Andrea Vesalio, considerato il fondatore della moderna anatomia. Ma, come spesso accade, è la terza opera a dover piazzare il sigillo definitivo, ed il qui presente “Obliterated Life” ha decisamente ripagato le attese.
Viaggiando ancora una volta con la macchina del tempo, Franck Peiffer e compagni ci portano direttamente sui campi di battaglia, ad esplorare la triste realtà della medicina d’urgenza, con una personalissima rivisitazione sonora di Dominique-Jean Larrey, medico francese, che servì come capo chirurgo nell’esercito di Napoleone Bonaparte.
Quattordici tracce che ben delineano la carneficina della guerra ed il lavoro svolto dallo stesso Larrey, tra amputazioni di arti, estrazioni di proiettili e suturazioni di viscere, dove il sangue e il tanfo di carne settica erano i veri protagonisti di quei tragici momenti. I Putrid Offal, in un vertiginoso e frenetico assalto di riff ed impetuosi cambi di ritmo rappresentano in modo completo il quadro pietoso presentatosi agli occhi del chirurgo francese, offrendoci un’esperienza uditiva spietata. Con “Darkness Awaits”, “Privilege Of Pain” e “The Black Veil” a guidare l’impatto più devastante del lotto complessivo, sono le mine esplosive “Agony Prevails” e “Ribcage Blues” a creare la giusta dimensione del caos generale che si andava a respirare nel corso degli interventi.
“Obliterated Life” ha il pregio di saper massacrare i padiglioni auricolari grazie alla sua capacità di rimanere dinamico e fluttuante nella sua brutale aggressione, evitando di cadere in un facile e caotico assalto all’arma bianca. Prendete a tal proposito le due tracce iniziali, “The Sweet Fragrance” e “Boning Hall”: entrambe, nella loro breve durata (non arrivano a due minuti), riescono a travolgere l’ascoltatore attraverso una specifica linea melodica, così da creare il giusto appeal, aggrappandosi con i denti al continuo spostamento ritmico, innalzando di fatto un muro sonoro devastante ma a suo modo piacevole; struttura performante che prende la sua forma più schizzata nella successiva “Life Consumed”.
Episodi micidiali che mettono in evidenza l’esperienza maturata negli anni da parte degli Putrid Offal i quali, pur sparando poche cartucce, hanno colpito in pieno l’obbiettivo.