PYOGENESIS – A Century In The Curse Of Time

Pubblicato il 20/10/2015 da
voto
7.5
  • Band: PYOGENESIS
  • Durata: 55:10
  • Disponibile dal: 14/08/2015
  • Etichetta:
  • Nuclear Blast
  • Distributore: Warner Bros

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La carriera dei Pyogenesis ha subito più svolte stilistiche nel corso degli anni e quasi nulla è rimasto nel cuore di coloro che sono rimasti ancorati ai loro primi anni di carriera. Quelli di “Ignis Creatio”, ‘Waves Of Erotasia” e “Sweet X-Rated Nothings”, per capire. Quelli che li ascrivono tra i fondatori di quel doom/gothic seminale di primi anni Novanta. Poi pian piano il pionerismo gothic e le reminescenze death metal hanno lasciato il posto, dopo il comunque riuscitissimo melting-pot di “Twinaleblood”, ad una vena sempre più alternativa, punk e catchy, fino addirittura ad arrivare alla formazione dei Liquido da parte del fondatore della band Tim Eiermann e il batterista Wolle Maier. Totale libertà artistica per alcuni, svolte fallimentari per altri. Fatto sta che Flo V. Schwarz, voce-chitarra-tastiera, rimette mano al progetto, chiama indietro Malte Bauer al basso (già nel precedente album “She Makes Me Wish I Had a Gun”), i nuovi Jan Räthje dietro le pelli e Gizz Butt alla chitarra (da certi Prodigy) e dopo tredici anni torna con “A Century In The Curse Of Time” (che vede la presenza dietro le quinte addirittura del vecchio Tim Eiermann), un album che ruota attorno ad un concept steam-punk, di fascino contemporaneo ma ancora un po’ à la Jules Verne, che riassume l’immaginario proto-tecnologico del diciannovesimo secolo e la industrializzazione della società moderna. Per fare tutto questo si riprende qualcosa dei vecchi riff, quelli più alternativi, li si mischia con qualche melodia vecchio stile e si mischia un po’ con un sound più d’appeal ma pur sempre di ottimo gusto. Ė’ infatti un ritorno più che piacevole quello dei Pyogenesis che con “A Century In The Curse Of Time” sfoderano tutti gli assi nella manica che si era detta sgualcita e spazzano la polvere che era caduta sul loro nome. Il singolo di presentazione “Lifeless” era stato già enormemente gradito per il suo video altamente identificativo e per un appeal che riusciva ad essere fresco e pur sempre tradizionale di quei Novanta che echeggiano nella mente dei più nostalgici, ed in effetti poco si può dire riguardo alla piacevolezza del suo ascolto, anche e soprattutto in ottica della tracklist: posizione centrale ed altamente rappresentativa per tutto il concept. “Steam Paves Its Way” riporta in auge anche i vecchi fasti del passato più estremo e sembra ricondurre ad un abbraccio con il passato ma senza che esso diventi un obbligo, quanto più che altro un’intenzione libera ed artistica che funziona sia come summa della carriera quanto di novità intrigante. A metà tra melodia Paradise Lost, incedere Slipknot e un ritornello prog-rock di band come Spock’s Beard, tutti uniti in un’opener heavy, diretta, tagliente e affabile. Con “A Love Once New Has Now Grown Old” e “This Won’t Last Forever” si risentono gli echi “Twinaleblood” e di quei Therapy? punk rock sporcato di heavy metal particolarmente fortunato in quegli anni, ma che risulta ancora funzionante se ben oliato con il gusto dei Pyogenesis di questo ritorno. Ritorno che riprende in un grande abbraccio anche le melodie gothicheggianti di “Sweet X-Rated Nothings” che han fatto la fortuna di band come i Type 0 Negative, sopratutto in un brano come “The Best Is Yet To Come”. I restanti brani sono tutti ispirati e godono di un senso melodico ancora interessante, seppur debitore dei cori e delle aperture che affondano le loro radici nella tradizione rock e metal di cui è imbevuto il sangue Pyrogenesis. Un sangue che comunque rimane tedesco e profondamente derivativo nel senso opportuno del termine. Il tripudio finale della titletrack sembra dire che tutto questo non finisce qui, e i suoi quindici minuti sembrano addirittura non essere abbastanza (l’arpeggio da clavicembalo bachiano, i soli prog-rock, il pathos wagneriano, l’orchestrazione ariosa, i richiami beatlesiani nelle parti vocali si offrono tutti in una varietà elegante e di sicuro appeal). Che dire, insomma? “A Century In The Curse Of Time” è un album che funziona, che convince quasi tutti gli amanti delle sonorità variegate e moderne ma comunque ancorate ad una tradizione musicale più tradizionale, ampiamente teutonica ma pur sempre creativa, e che riporta in luce un nome che sembrava essere stato dimenticato da qualche tempo. Un album coraggioso, vario, pieno di belle canzoni, che sicuramente riuscirà ad essere apprezzato per la ricchezza del suo abito e che non perderà fascino dopo i numerosi ascolti che porta con sè. Sicuramente bentornati.

TRACKLIST

  1. Steam Paves Its Way (The Machine)
  2. A Love Once New Has Now Grown Old
  3. This Won't Last Forever
  4. The Best Is Yet to Come
  5. Lifeless
  6. All We Had Was Hope
  7. The Swan King
  8. Flesh and Hair
  9. A Century in the Curse of Time
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