7.0
- Band: PYRAMAZE
- Durata: 00:56:52
- Disponibile dal: 28/04/2017
- Etichetta:
- Inner Wound
- Distributore: Andromeda
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I Pyramaze, nella loro nuova incarnazione senza il cantante Lance King e con l’apporto invece del singer Terje Harøy e del chitarrista/produttore Jacob Hansen, avevano pubblicato un album nel 2015, intitolato “Disciples Of The Sun”. Dopo un paio di anni, sono già in grado di presentare il follower, rappresentato da questo “Contingent”, un concept-album di ambientazione post-apocalittica. Lo stile proposto dalla band è un power/prog con una sottile vena malinconica, tipica delle band scandinave, fondato sui riff decisi di Hansen e sui begli intrecci tra la chitarra solista di Toke Skjønnemand e le tastiere di Jonah W. Le melodie ed il mood del disco fanno pensare in più di un’occasione agli Evergrey (tra le principali influenze degli attuali Pyramaze), ma il sound nell’insieme ha qualcosa pure di certo metal prog americano. Il tastierista si occupa, altresì, di calare nella musica della band tappeti ed orchestrazioni, ma inserisce pure una certa vena cinematografica, evidente in modo particolare nella title-track, un brano strumentale diviso in due parti, che sono state saggiamente collocate nella tracklist distanti tra loro (poste una di seguito all’altra avrebbero, infatti, a nostro avviso, finito per risultare alquanto noiose). Ad ogni modo, “Contingent” è un disco di buon livello, con diverse belle canzoni, che riescono a conquistare per la loro capacità di coniugare potenza e melodie, unite ad una certa vena progressive. Tra le tracce meglio riuscite, potremmo citare l’opener “Land Of Information”, “A World Divided”, “Nemesis”, nonchè la parte centrale costituita da “20 Second Century”, “Obsession” e “Heir Apparent”. Tra i brani più leggeri, particolarmente gradevole “Star Men”, mentre la ballata pianistica “The Tides Than Won’t Change”, al di là del duetto del cantante con una voce femminile (quella di Kristen Foss), non ci ha entusiasmato granchè. Riteniamo comunque che i Pyramaze abbiano saputo realizzare un buon disco, che si distingue per un sound ed uno stile alquanto accattivante, benchè poi in realtà neppure particolarmente originale; per contro, va pure detto che la band opta spesso per soluzioni un po’ scontate, se non persino abusate, provocando così quel tipico senso di ‘già sentito’ che non fa mai decollare definitivamente l’album. Manca cioè quel qualcosa che riesca a rendere “Contingent” davvero particolare, per quanto vada riconosciuto come almeno in un paio di ritornelli la band cerchi effettivamente qualche soluzione meno scontata (ad esempio nella già citata “Obsession”). Un album dunque senz’altro valido, al quale però, considerando anche il fatto che si tratta di musicisti di una certa esperienza, avrebbe giovato un pizzico di fantasia in più.