8.0
- Band: QRIXKUOR
- Durata: 00:50:19
- Disponibile dal: 07/11/2025
- Etichetta:
- Invictus Productions
Spotify:
Apple Music:
Trovarsi al cospetto di un nuovo lavoro dei Qrixkuor significa da sempre andare ad affrontare con curiosità gli sviluppi stilistici che il progetto presenta, considerata la naturale allergia di S. (unica vera mente dietro al monicker) alla staticità e alla ripetizione.
Partita infatti come una ‘normale’ death metal band dalle pulsioni sperimentali, quella dei Qrixkuor è stata una evoluzione naturale e graduale verso qualcosa di diverso, più articolato, che aveva portato nell’ultimo “Zoetrope” ad un abbandono della parte più dura in favore di orchestrazioni sempre più importanti ed ingombranti.
Giunti così a “The Womb Of The World”, possiamo fortunatamente notare un ritorno massiccio anche della componente metal, che pur affiancata da un lavoro sinfonico semplicemente grandioso, non si lascia soffocare completamente come era successo negli ultimi episodi discografici della band.
“So Spoke The Silent Stars” invece, pur a seguito di un inizio puramente operistico, guadagna pesantezza grazie all’elusivo lavoro alla chitarra di S. e a quello terremotante alla batteria di D., che segnalano una presenza aggressiva e costante sotto il denso sostrato degli strumenti classici, mai così curati negli arrangiamenti ed amalgamati alla perfezione alla loro controparte distorta.
Il sapiente lavoro di Greg Chandler in sede di registrazione, mixaggio e mastering è ormai elemento fondamentale per rendere così abissale e definito il sound dei Qrixkuor, che anche nella successiva “Slithering Serendipity” si sbizzarriscono nel creare un agghiacciante discesa infernale che passa continuamente tra assurdi fraseggi chitarristici, poco rassicuranti cori di voci femminili e improvvise sferzate degli archi che rendono l’ascolto certo molto pesante, ma anche altrettanto appagante e sorprendente.
Il climax di maestosa inquietudine fino ad ora evocata viene raggiunto però in “And You Shall Know Perdition As Your Shrine”, dove il suggestivo apporto dell’ospite Jaded Lungs degli Adorior ci scaraventa direttamente negli incubi più reconditi della psiche umana, in un crescendo di sibili, sussurri, urla e declamazioni da pelle d’oca.
La grandezza dei musicisti inglesi, poi, sta nella loro capacità di aprire le maglie e lasciar respirare (si fa per dire) l’ascoltatore nella lunga title-track finale, dominata per gran parte della sua durata dal severo impianto metal e dai riff potenti che la compongono, tornando a spingere forte con la parte sinfonica solamente nei minuti finali e raggiungendo così un’estasi musicale opprimente e salvifica allo stesso tempo.
“The Womb Of The World” si configura quindi come un lavoro labirintico, infinito, spaventoso ed entusiasmante: non si tratta certo di un ascolto dalla resa facile o immediata, e consigliamo anzi di godersi le singole tracce anche un po’ alla volta, piuttosto che da subito nel suo insieme.
Una volta presa dimestichezza, però, l’intero album saprà dipingere nelle vostre menti delle visioni artistiche davvero originali, uniche per molti versi, rivelando uno spirito symphonic death metal forse inaccettabile sulla carta, almeno per i puristi, ma semplicemente incommensurabile nella sua profonda malvagità.
