7.0
- Band: QUEENS OF THE STONE AGE
- Durata: 00:54:27
- Disponibile dal: /06/2007
- Etichetta:
- Interscope Records
- Distributore: Universal
In “Lullabies to Paralyze” è stato facile puntare il dito sulla diversità del suono, data l’assenza delle urla impazzite di Nick Oliveri. Ora che la versione 2.0 dei Queens Of The Stone Age è stata assorbita anche da coloro che non ritengono Josh Homme una divinità infallibile, è tempo di una nuova uscita discografica. Il trend dell’album precedente è perpetuato dall’ironia e dall’attacco ai padiglioni auricolari, questa volta somministrato attraverso lucenti canzoni pop distorte all’eccesso e sporcate dal suono valvolare, unendo gli hook di Homme al garage/sludge in maniera malsana e stonata, come vuole l’attitudine da sballati del deserto. Canzoni che necessitano di un ascolto attento o di uno stato mentale alterato perché la loro melodia venga assorbita completamente, anche se sono sostanzialmente ridotte a pochi accordi ripetuti insistentemente che vi schiaffeggiano sulle orecchie a palmo aperto. I soliti ospiti illustri sono stavolta Trent Reznor e Julian Casablancas degli Strokes, anche se difficilmente li potrete scovare visto che restano quasi completamente nascosti. Le canzoni saltano dall’ottimo singolo “Sick,Sick,Sick” alle sfumature glam corrosive di “Battery Acid” al falsetto sensuale di “Make it Wit Chu”, passando per il gioco sugli accordi à la “Smells Like Teen Spirit” di “3’s and 7’s”. Tutte belle canzoni prese singolarmente, ma che risultano leggermente incolori nel confronto diretto col passato della band, e soprattutto denotano un’ombra di insicurezza se considerate nell’insieme. Non si può negare però che Homme mantiene la sua smagliante nonchalance, che regala appeal ad “Era Vulgaris” e che ancora una volta, sulla lunga distanza e per distacco dai concorrenti, fa centrare ai Queens Of The Stone Age il bersaglio.