7.5
- Band: GEOFF TATE'S QUEENSRYCHE , QUEENSRYCHE
- Durata: 00:35:10
- Disponibile dal: 24/06/2013
- Etichetta:
- Century Media Records
- Distributore: EMI
Spotify:
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A pochi giorni dal clamoroso buco nell’acqua fatto da Geoff Tate ed i suoi Queenrsyche, ora è il turno degli omonimi capitanati da Michael Wilton, Scott Rockenfield ed Eddie Jackson presentarsi al banco d’esame. La formazione di Bellevue, come ormai tutti sanno, ha reclutato alla voce l’ex Crimson Glory Todd LaTorre ed insieme pubblicano un disco intitolato semplicemente “Queensrÿche”, per rimarcare il nuovo inizio riscoprendo le origini delle sonorità che hanno decretato il successo della band durante il suo periodo d’oro. La breve intro “X2” lascia presto spazio a “Where Dreams Go To Die”, dove le potenti ritmiche, insieme al drumming corposo di Rockenfield siglano il ritorno dei Queensrÿche su binari heavy metal ben differenti dagli ultimi dischi in studio. Il ritornello maestoso e struggente ci mostra tutto il talento di LaTorre, convincente sulle tonalità basse e nel contempo in grado di cimentarsi in acuti degni del Geoff Tate dei tempi d’oro. “Spore” e “In This Light” possiedono il sound di dischi come “Empire”, proiettato nei giorni nostri grazie ad una veste attuale. Senza scadere in operazioni inutilmente nostalgiche Rockenfield e compagni riescono a far convivere rock e metal in uno squisito cocktail dai mille sapori. Con “Redemption” le chitarre di Michael Wilton e Parker Lundgren costruiscono ritmiche rabbiose, che lasciano presto spazio alle sontuose melodie del ritornello. L’ascolto prosegue con “Vindication”, brano dal titolo simbolico (indirizzato al loro ex front man?) che funge da valvola di sfogo per tutta la rabbia metallica che i Queensrÿche non hanno potuto esprimere negli ultimi anni. La furia incontenibile degli americani prosegue con “Don’t Look Back”, tempi veloci ed un muro ritmico notevole non riescono a nascondere un leggero calo di intensità, per un brano diretto come un pugno nello stomaco, ma meno intenso per ispirazione. “Open Door” scrive la parola fine con melodie sognanti ed una performance vocale di prima classe, questa power ballad si regge sull’impressionante operato di un LaTorre che ha dato l’anima per riuscire a reggere il paragone con un mostro sacro come Tate. Presto o tardi la sentenza giudiziaria deciderà chi tra le due band attualmente in circolazione potrà utilizzare in modo esclusivo il monicker Queensrÿche, ma sul versante musicale non ci sono dubbi: Wilton, Rockenfield e Jackson sono riusciti in una resurrezione artistica che molti fan invocavano da anni, il nuovo “Queensrÿche” guarda al futuro attingendo contemporaneamente dal glorioso passato e da dischi che hanno scritto la storia della nostra musica preferita. L’unico appunto che ci sentiamo veramente di fare riguarda la durata di questo lavoro: trentacinque minuti sono pochi, ma la qualità dei nuovi pezzi per questa volta ci fa chiudere un occhio molto volentieri. La fenice è risorta.