6.5
- Band: QUEENSRYCHE
- Durata: 00:44:18
- Disponibile dal: 01/03/2019
- Etichetta:
- Century Media Records
- Distributore: Sony
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I Queensrÿche perdono un altro pezzo importante. Da due anni infatti il batterista Scott Rockenfield si è preso un lungo periodo di pausa, ufficialmente per stare accanto a suo figlio appena nato, ma il prolungarsi di questo lungo stop senza apparenti motivazioni – Todd LaTorre stesso afferma di non avere contatti con lui da oltre un anno – fa nascere qualche sospetto in più. Per sopperire alla mancanza di Rockenfield, la band fa tutto in casa, sfruttando proprio LaTorre, che come molti sanno nasce come batterista. Il risultato? Todd fa del suo meglio dietro le pelli, suona in modo più che convincente sia chiaro, eppure basta un ascolto del nuovo “The Verdict” per accorgersi che nelle parti di batteria manca qualcosa, quella scintilla, quella classe e personalità che hanno reso famoso il latitante Scott Rockenfield. Non ci è dato sapere durante il processo di songwriting quanto l’assenza del batterista abbia messo in difficoltà Michael Wilton e compagni, che questa volta hanno voluto scrivere un disco più veloce e per certi versi old-school rispetto al precedente “Condition Human”. All’ascolto però non troviamo la stessa freschezza rispetto alle due ultime prove in studio dei Queensrÿche post Geoff Tate. Tra tutti brillano pezzi come “Man The Machine”, un ritorno alle origini grazie ad un sound heavy metal deciso, corposo ed elegante che ci fa compiere un balzo indietro negli anni Ottanta. LaTorre si conferma un cantante di razza, abile ed in grado di destreggiarsi su qualsiasi tonalità. Anche “Inside Out” si fa notare, introdotta da parti di chitarra orientaleggianti che lasciano subito spazio ad un pezzo in crescendo, quadrato nelle strofe ed incalzante nel ritornello che si stampa in testa sin dal primo passaggio nel lettore CD. Se questi due brani sono le due punte di diamante del disco, gli altri risultano più di mestiere: “Propaganda Fashon” spinge sull’acceleratore per la gioia dei metallari desiderosi di bordate veloci e rocciose ed anche un potenziale hit come “Bent”, punto d’unione tra i Queensrÿche del passato e quelli di oggi, alla fine si smorza a causa di un refrain non proprio azzeccato. Non mancano nemmeno momenti più lenti, come la discreta “Dark Reverie” e la conclusiva “Portrait”, che si fanno apprezzare soprattutto grazie ad un Todd LaTorre in grande forma. “The Verdict” contiene luci e (più) ombre, perché ad eccezione di un paio di capitoli veramente superlativi, il resto del disco propone canzoni certamente ascoltabili senza intoppi, ma lontane da quei picchi di qualità a cui la band ci ha abituato soprattutto negli ultimi anni da quando si è separata da Tate. Un’occasione in parte mancata, non ci resta che attendere il rientro di Rockenfield e di confidare nella prossima uscita discografica.