voto
8.0
8.0
- Band: RAGE
- Durata: 00:47:49
- Disponibile dal: 22/02/2008
- Etichetta:
- Nuclear Blast
- Distributore: Audioglobe
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Sono pochi i gruppi che, dopo più di vent’anni anni dal loro esordio, riescono ancora a produrre album al passo coi tempi e qualitativamente all’altezza della propria carriera. Tra questi troviamo sicuramente i Rage che nel corso della loro storia sono stati capaci di scrivere album fenomenali come “Trapped” o “The Missing Link” e contestualmente ad evolvere il proprio sound in maniera personale. Così sono nati ad esempio “XIII” o il più recente “Speak Of The Dead”, album basati sulla collaborazione con una vera orchestra. Notevole anche la progressione sul lato tecnico, fatto determinato in buona parte dall’arrivo del batterista Mike Terrana e di Victor Smolski, un chitarrista bravissimo, dotato di feeling e grandi capacità compositive. A proposito di formazione, nel nuovo “Carved In Stone” non troviamo più Terrana, migrato nei Masterplan, e al suo posto c’e Andrè Hilgers degli Axxis, batterista meno fantasioso, più lineare ma, a detta di chi scrive, anche più in linea con lo spirito primordiale del gruppo. Il nuovo album ripesca infatti parte dello stile originale della band, proponendo in chiave moderna quell’heavy-power metal che Peavy e soci suonavano verso metà carriera. Certo, qui non troverete la sfrontatezza e l’irruenza di una “Refuge” o di “Solitary Man” (mamma che pezzi!) e il tutto è più raffinato e maturo. Sentirete comunque una decina di brani tirati e molto diretti e per questo ci sarà sicuramente chi li accuserà di aver fatto un passo indietro. Infatti, già con l’opener e titletrack si intuisce che i tre hanno puntato più sull’impatto di riff e ritornelli che sui tecnicismi o gli arrangiamenti sontuosi delle ultime uscite. Il brano si apre con un’intro che farebbe gola ai Running Wild ed esplode poi in un pezzo veloce e dal chorus ultra immediato. La successiva “Drop Dead” è un brano thrashy con una strofa irruenta contrapposta ad un’apertura più melodica sul ritornello. Si prosegue su ritmi parecchio sostenuti con “Gentle Murders”, riffatissima e ancora una volta con un chorus direttissimo. Il disco é tutto un susseguirsi di pezzi con un gran tiro e la prova dei tre musicisti é come sempre da manuale. L’inizio di “Long Hard Road” ricorda lo stacco centrale di “Breaking The Law” dei Judas Priest. La canzone si snoda poi su tempi medi e culmina con il solito bel ritornello, due peculiarità proprie anche di “Lost In The Void” e di “One Step Ahead”. Più pesante invece “Open My Grave”, che appare però meno ispirata delle precedenti. Tocca quindi a “Without You”, un brano più rilassato e dalle melodie malinconiche. Nulla è lasciato al caso e i suoni sono potenti e ben bilanciati. Ma sinfonie e parti orchestrali? Non potevano mancare e quindi eccole in “Lord Of The Flies”, un pezzo eccezionale, dai cori imponenti e con delle linee vocali azzeccatissime, dimostrazione che questa è una band assolutamente completa e versatile. Niente da fare, quando Peavy e Victor ci si mettono, riescono sempre a stupire. Occhio all’edizione limitata con tanto di bonus DVD contenente il live al Wacken 2007 con la Lingua Mortis Orchestra.