5.5
- Band: RAGE OF SOUTH
- Durata: 00:40:21
- Disponibile dal: 18/11/2013
- Etichetta:
- Red Cat Records
Spotify:
Apple Music:
Dalla Sicilia ecco i Rage Of South, che debuttano con un album new metal intitolato “I See, I Say, I Hear”: pare chiaro sin da subito come il modello base sia piuttosto canonico, mutuando la musica di questi ragazzi tratti somatici dagli inevitabili Korn e Slipknot, oltre che riferimenti dai Disturbed e dalla versione più censurabile dei Machine Head (quella a cavallo tra la fine dei novanta e l’inizio dei duemila, per intenderci). Le canzoni ruotano tutte attorno ad un groove centrale che “comanda” riff e ritmiche, nel senso che quest’ultime appaiono rocciose e frammentate, mentre i primi suonano quadrati e robusti, molto vicini alle frange più “oltranziste” del genere; la prova del cantante, invece, non convince molto per “quantità” vocale, anche se l’abbiamo trovato intonato sui puliti, cosa assolutamente non scontata per quanto possa sembrarlo. Il songwriting è curato e capace di fornire una sufficiente varietà tra le canzoni, le quali spaziano tra atmosfere più aggressive e altre più “emozionali”, come potete ascoltare in “Prayer” che mette in mostra un ritornello dal sapore rock, vicino alle ultime cose dei System Of A Down (aspetto riscontrabile anche in “Theme Of Juliet”). Se è vero che non ci aspettavamo grande originalità, dal momento che – in nostra opinione – il new metal non ha più molto da dire, quello che ci ha lasciati perplessi è come questo disco proceda moscio e ammanchi di potenza (eccezion fatta per qualche episodio sporadico come “Sheep”): sarà l’inclinazione del sottoscritto ad un alto tenore di “legnate”, ma questo disco – dopo qualche ascolto – produce più noia che sussulti. Per quanto ricordiamo, infatti, il new metal si poneva – tra le altre cose – come “voce” della schizofrenia paranoica (non è dato sapere quanto sincera e quanto, invece, opportunista), la stessa che “I See, I Say, I Hear” non riesce a rappresentare, fallendo uno degli obbiettivi base di questo genere musicale: se da un lato, quindi, le canzoni sono ben confezionate, dall’altro ci sono sembrate poco significative, con l’effetto di collocare questo lavoro a metà strada tra sufficienza e insufficienza.