RAGE – Resurrection Day

Pubblicato il 10/09/2021 da
voto
7.5
  • Band: RAGE
  • Durata: 00:50:02
  • Disponibile dal: 17/09/2021
  • Etichetta:
  • Steamhammer Records
  • Distributore: Audioglobe

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Un titolo potenzialmente pregno di significato quello scelto da una delle line-up europee più iconiche di sempre, e ci sorge spontaneo domandarci se ci fosse sotto la volontà di inviare un messaggio agli ascoltatori: magari riguardo un possibile ritorno all’apice dell’ispirazione per una realtà parzialmente rinnovata di recente, grazie all’ingresso in formazione di ben due chitarristi, il cui contributo potrebbe fornire una nuova linfa ad un muro sonoro sempre solido, ma forse bisognoso di un piccolo restauro.
Come di consueto, il primo approccio con un nuovo album ad opera dei teutonici Rage e del loro massiccio leader Peter ‘Peavy’ Wagner parte da una copertina colorata e tamarra oltre il livello medio, cui prontamente va ad accostarsi l’intro orchestrale “Memento Vitae (Overture)”, la cui parvenza luminosa pare inizialmente indicare un lavoro dalle evidenti connotazioni power, ancora più presenti rispetto al passato. Realtà confermata e nel contempo smentita dalla iniziale titletrack, che se da una parte spinge forte sull’elemento più orecchiabile grazie al ritornello cantabile, dall’altra mette prontamente in chiaro la volontà di questo “Resurrection Day”: proporre qualcosa in grado di fare leva sulla componente più melodica, ma sempre mantenendo in alto il livello generale di aggressività musicale al limite del thrash, soprattutto per quanto riguarda i possenti riff e la sezione ritmica tritaossa.
La seguente “Virginity” calca ulteriormente la mano su questo elemento, trattandosi di fatto di un vero e proprio pezzo thrash metal melodico, e anche “A New Land” non è assolutamente da meno, seppur più variegata e con un grado di violenza addolcito dalle fasi in midtempo e da un cantato a suo modo accogliente e dal tono speranzoso. “Arrogance And Ignorance” mette invece in evidenza la modernità del songwriting grazie ai chitarroni granitici e rigorosamente settati con accordature abbassate, con soluzioni che non ci farebbe strano trovare all’interno di produzioni di line-up contemporanee, il tutto volto ad accompagnare un messaggio pregno di rabbia e delusione nei confronti di determinati atteggiamenti umani, oggi più presenti che mai.
“Man In Chains”, lo diciamo senza ripensamenti, ci ha letteralmente stupito: all’inizio freddo e malinconico segue una traccia a tinte oscure, ma colma di rabbia e passione, appunto come una creatura in catene che sfoga tutta la propria frustrazione in uno sforzo per liberarsi; al contrario di “Age Of Reason”, che alla sua indubbia capacità di farci scapocciare come matti nelle fasi accelerate (nonostante alcuni riff un po’ banalotti), accosta dei momenti lenti a parer nostro un po’ forzati e slegati dall’andamento predominante del brano. Viceversa, l’accoppiata composta dai midtempo “Monetary Gods” e “Mind Control” risulta invece molto coerente col gusto generale trasmesso dall’album – forse anche troppo – al punto tale da darci il timore che l’intera produzione, con l’avvicinarsi della fine, tenda lievemente a perdere di efficacia e/o ispirazione.
Fortunatamente, il trittico finale inizia con un momento di ben altra caratura, soprattutto sul versante della voglia di osare: “Traveling Through Time” sfoggia delle tinte epiche e quasi folkeggianti che non ci saremmo mai aspettati di trovare in un disco dei Rage, e come confermato dallo stesso Peavy, si tratta a suo modo di un omaggio al nostrano compositore Giorgio Mainerio e al suo pezzo più famoso, “Schiarazula Marazula”. Una vera e propria chicca, e a prescindere dal gradimento soggettivo è innegabile che dietro vi sia un intento artistico da vero intenditore, che permane anche nella ballad “Black Room”, la quale malgrado un retrogusto un po’ scolastico riesce a sfoggiare una parvenza quasi cinematografica che ci è piaciuta molto.
La conclusione con “Extinction Overkill” è quanto di più distruttivo fosse lecito attendere dopo una seconda metà dell’album parzialmente meno aggressiva rispetto alla prima: si tratta non solo del brano più lungo del pacchetto (e data la durata contenuta dei precedenti non si tratta comunque di una suite), ma anche di un’altra fucilata simil-thrash con alle spalle quella parete sonora melodica e lucente che non si è mai del tutto assopita, anche se la collera assoluta percepibile in questi ultimi sei minuti scarsi è dannatamente palpabile.
Con un po’ di spirito critico, siamo ben consci che non tutti gli estimatori dei Rage apprezzeranno molto lo stile compositivo adottato da Peavy e soci per la nuova incarnazione, seppur per motivi diversi rispetto al già controverso “Wings Of Rage”, che sembrava quasi voler riproporre lo stile più iconico della band. Siamo sinceri: a noi i Rage piacciono ancora moltissimo e riteniamo che la voglia del loro leader di tentare sempre e comunque di rilanciare la propria creatura sia degna di più di un elogio. Forse in alcuni frangenti traspare un po’ quella tendenza ad andare per tentativi, ma mentiremmo se non ammettessimo di esserci gasati tantissimo in compagnia di “Resurrection Day”, soprattutto in concomitanza delle fasi più furenti, e riteniamo che le due chitarre facciano davvero la differenza sul versante sonoro. Magari non proietterà la band tra le stelle, ma l’energia non manca e siamo certi, nel bene e nel male, che nei prossimi mesi sentiremo parlare moltissimo dei Rage e della loro nuova linfa.

TRACKLIST

  1. Memento Vitae (Overture)
  2. Resurrection Day
  3. Virginity
  4. A New Land
  5. Arrogance And Ignorance
  6. Man In Chains
  7. The Age Of Reason
  8. Monetary Gods
  9. Mind Control
  10. Traveling Through Time
  11. Black Room
  12. Extinction Overkill
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