7.0
- Band: RAGE
- Durata: 01:16:07
- Disponibile dal: 28/07/2017
- Etichetta:
- Nuclear Blast
- Distributore: Warner Bros
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Dopo il convincente “The Devil Strikes Again” del 2016, Peavy Wagner e la sua nuova versione dei Rage, con il batterista Vassilios Maniatopoulos e il chitarrista e corista Marcos Rodríguez, torna con un altro lavoro che sostanzialmente prosegue sulla stessa scia del suo predecessore. Pezzi diretti e riffati, in più occasioni reminiscenti dei primi dieci anni di attività della band, e un songwriting che mette il tiro e l’immediatezza al primo posto. Sono lontane ormai le sonorità più tecniche e progressive di “Soundchaser” o quelle sinfoniche di “XII” o “Speak Of The Dead”: qui è tutto un susseguirsi di brani in certi casi efficaci, in certi altri un po’ meno, ma con il comune denominatore di confermare che i Rage attuali sono molto più vicini al periodo di “Black In Mind” o “End Of All Days”. La titletrack è un assalto di riff serrati e doppia cassa e pecca solo per un ritornello non troppo ispirato. A parere di chi scrive decisamente migliori sono invece le successive “Serpents In Disguise” e “Blackened Karma”, dove i ritornelli finalmente colpiscono nel segno e riescono a far decollare i pezzi nel migliore dei modi. I suoni, il cui mix è stato curato da Dan Swanö, sono ben curati, fortunatamente non “lucidati” ad arte come in molte nuove produzioni classic-power, e riescono a valorizzare il taglio thrashy che molte composizioni dei Rage attuali hanno. La performance strumentale della band è come al solito ottima e priva di carenze, cosiccome quella di Peavy, dal punto di vista del cantato. Certo, le sue linee vocali non brillano per innovatività e vanno sempre a parare sulle stesse chiusure di ritornello o sugli stessi vocalizzi, ma questi sono i Rage da ormai più di trent’anni. Tra i migliori episodi del disco anche la tiratissima “Walk Among The Dead” e la più powereggiante “Justify”, brani che sembrano usciti direttamente dai primi album della band, e “All We Know Is Not”, giusto bilanciamento tra velocità, potenza e melodia che invece ricorda più il periodo del sopracitato “End Of All Days”. Pollice alzato anche per il lento conclusivo “Farewell”, che non sarà una nuova “All This Time”, ma si piazza comunque tra le migliori ballad composte dal gruppo negli ultimi anni. Qualche episodio un po’ meno convincente non manca, e citiamo sopratutto “Septic Bite” o “Bloodshed In Paradise”, un tantino ridondanti e prive di mordente soprattutto a livello vocale. Poco male, visto che complessivamente i Rage riescono ancora a darci musica di qualità, nonostante un’attività pressochè incessante che li vede sfornare dischi a raffica ormai da decenni. Una garanzia.
Nota: purtroppo nel promo in nostro possesso non è presente “Avenger Revisited“, disco aggiuntivo contenente brani riregistrati degli Avenger (la primissima incarnazione della band che fu attiva dal 1983 al 1986) che figura sulla versione speciale dell’album.